La vicenda del biodigestore che sorgerà a Teramo, nell’area dell’ex inceneritore di contrada Carapollo, continua ad alimentare un acceso dibattito tra l’amministrazione comunale e l’associazione “Ambiente e sicurezza città di Teramo”
Il progetto, finanziato con fondi PNRR e ritenuto strategico per la gestione dei rifiuti in ottica di transizione ecologica, è al centro di un vero e proprio braccio di ferro legale . L’associazione, guidata da Antonella D’Angelo Gallo, ribadisce che la battaglia legale è tutt’altro che conclusa. «I nostri ricorsi al Tar non sono stati chiusi: uno è stato rigettato per motivi procedurali e faremo appello, l’altro è ancora in attesa di udienza. Nessun giudice si è espresso sul merito del progetto, e chi afferma il contrario mente».
L’associazione contesta la recente autorizzazione ambientale e annuncia nuovi ricorsi, oltre a un monitoraggio attento su ogni atto amministrativo futuro, senza escludere eventuali esposti alla Procura.
Di tutt’altro avviso il sindaco Gianguido D’Alberto e il presidente della TeAm, Sergio Saccomandi, che respingono con fermezza le accuse. «Un’opera fondamentale per la sostenibilità ambientale, condivisa da enti e cittadini, eccezion fatta per una sola associazione che – dicono – cerca strumentalmente di ostacolare un percorso trasparente e rispettoso delle norme». Rispetto ai ricorsi presentati, amministrazione e TeAm sottolineano che «uno è stato respinto, uno dichiarato improcedibile e un terzo è ancora pendente. Siamo fiduciosi perché abbiamo operato con correttezza e nell’interesse pubblico». E aggiungono: «I ricorsi non ci spaventano, anzi confermeranno la bontà e la legittimità del nostro operato».
IL SERVIZIO DEL TG8