Teramo, scoppia la polemica sul concerto di Sfera Ebbasta

La programmazione natalizia del Comune di Teramo finisce al centro di una polemica che travalica l’ambito musicale e investe direttamente il terreno culturale e istituzionale

A innescarla è la decisione di inserire nel cartellone degli eventi il concerto di Sfera Ebbasta, previsto per il 29 dicembre in piazza Martiri, appuntamento a pagamento sostenuto anche con risorse pubbliche per calmierare il costo dei biglietti. Dopo le critiche avanzate dall’associazione Innova Teramo, è arrivata anche presa di posizione formale e congiunta delle Commissioni pari opportunità. Dieci Cpo comunali, coordinate dalla Commissione provinciale, hanno sottoscritto un documento che contesta apertamente la scelta dell’amministrazione, ritenuta incompatibile con il ruolo educativo che le istituzioni dovrebbero esercitare, soprattutto nei confronti dei più giovani. Nel testo, le Commissioni sottolineano come la selezione degli eventi non possa essere considerata un atto neutro: ogni scelta ha una valenza simbolica e culturale. Secondo le Cpo, l’artista scelto è da anni oggetto di critiche per testi che veicolano un linguaggio giudicato sessista e per la normalizzazione di modelli relazionali definiti “tossici”, elementi ritenuti in contrasto con i principi di rispetto e uguaglianza che gli enti pubblici dovrebbero promuovere.

La presidente della Cpo provinciale, Erika Angelini, chiarisce inoltre la posizione dell’organismo rispetto alle accuse di silenzio mosse nei giorni scorsi. La presa di posizione, spiega, è maturata al termine di un confronto collegiale avvenuto il 9 dicembre, necessario per arrivare a un documento condiviso. Sul caso è intervenuta anche la politica regionale.

Marilena Rossi, consigliera di Fratelli d’Italia, chiede apertamente l’annullamento del concerto, manifestando “profondo sconcerto” per una decisione che, a suo giudizio, contraddice la tradizione di attenzione della città di Teramo verso i temi della dignità femminile. Secondo la Rossi, molti brani dell’artista contengono riferimenti espliciti e offensivi nei confronti delle donne, rendendo difficile giustificare il suo inserimento in un calendario sostenuto dall’ente pubblico.

Federico Di Luigi: