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Teramo: il criminologo Musacchio parla di mafie e Fentanyl

Pubblicato da Marina Moretti 28/03/2025

Il criminologo Vincenzo Musacchio torna a Teramo, dove si è laureato, per parlare di mafie e Fentanyl, la cosiddetta droga degli zombie

Organizzato da Luigia Caponi, presidente di NED (New European Dream), l’incontro con Musacchio si svolgerà a Teramo il 1° aprile, nella sede dell’Istituto di Istruzione Superiore Di Poppa.

L’iniziativa dedicata al tema delle mafie e del Fentanyl rientra in un calendario intenso di eventi che sta toccando molte regioni italiane permettendo agli studenti di conoscere i pericoli di questo potentissimo oppioide che, negli Stati Uniti, nell’ultimo triennio ha mietuto quasi trecentomila vittime.

Il Fentanyl rappresenta un rischio di portata enorme anche per l’Italia, dove già si contano importanti sequestri di oppioidi sintetici. I legami tra i cartelli della droga messicani e alcuni gruppi criminali nazionali, coinvolti nella produzione di questa droga, sono consolidati. Inoltre alcune operazioni di polizia hanno già permesso di acclarare che l’Italia è una nazione di transito del Fentanyl. I gruppi criminali italiani (mafie siciliane, ‘ndrangheta e camorra) sono già in grado di produrre Fentanyl e derivati venduti poi sul dark web.

Musacchio sta portando avanti una precisa attività di prevenzione per intercettare e impedire l’accesso e la diffusione illegale in Italia del Fentanyl e dei suoi precursori. Il criminologo ritiene fondamentale una campagna di sensibilizzazione sui rischi del Fentanyl e sull’urgenza di formare forze dell’ordine e operatori sanitari.

Dopo tante tappe in Molise, Marche e Puglia, Musacchio arriva in Abruzzo, in particolare a Teramo, dove si è laureato in Giurisprudenza nel 1992 con una tesi di diritto penale sulle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici.

Vincenzo Musacchio: associated to the Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) in Newark. Researcher and member of the Strategic Hub for Organized Crime (SHOC) at Royal United Services Institute (RUSI) in London. Docente di diritto penale e criminologia in varie Università italiane ed estere (1993-2010) tra le quali l’Alta Scuola di Formazione della Presidenza del Consiglio in Roma (2011-2012). Fondatore della prima Scuola di Legalità in Italia intitolata a don Giuseppe Diana. È stato allievo di Giuliano Vassalli e amico e collaboratore di Antonino Caponnetto. Nel 2019 a Casal di Principe gli viene conferita la ‘menzione speciale’ al Premio Nazionale ‘don Peppe Diana’ dai familiari del sacerdote assassinato dalla camorra.

Il Fentanyl

Lo chiamano la droga degli zombie perché può trasformare chi lo assume in un morto che cammina. Ma anche Dragon’s Breath, White Girl, Dance Fever, Tango & Cash, Persiano bianco o trip di carta.

Nato come farmaco usato nella terapia del dolore e dilagato come sostanza utilizzata in modo improprio o illegale, negli Stati Uniti sta causando una strage silenziosa: tra la fine degli anni Novanta e il 2022 ha provocato quasi un milione di overdose letali.

In Europa non esiste ancora un’emergenza, anche se sono sempre di più i segnali di circolazione di questa sostanza. Segnali che hanno spinto di recente l’Italia a presentare Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di Fentayl e altri oppioidi sintetici.

Il farmaco appartiene alla categoria degli oppioidi – stessa famiglia dell’eroina e della morfina – ma è molto più potente.

“Il Fentanyl – spiega Luca Pasina, responsabile del Laboratorio di Farmacologia Clinica e Appropriatezza Prescrittiva all’Istituto Mario Negri – viene normalmente utilizzato in medicina per il trattamento delle forme di dolore più importanti, come per esempio il dolore cronico di tipo oncologico. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito questo farmaco nella lista dei farmaci essenziali per il dolore nei pazienti che hanno un tumore in stadio avanzato. Inoltre, siccome ha anche degli effetti sedativi molto importanti, viene utilizzato in clinica nell’induzione all’anestesia”.

L’abuso di Fentanyl può causare degli effetti indesiderati importanti, a volte letali:

“I recettori oppioidi che sono stimolati dal Fentanyl – sottolinea Pasina – sono infatti coinvolti anche nel controllo del respiro. La depressione respiratoria è la tipica causa di morte da sovradosaggio da oppioidi e anche da Fentanyl”.

Secondo uno studio pubblicato nel 2022 sulla rivista PNAS Nexus da un gruppo di ricercatori del Massachusetts General Hospital (MGH), i test sull’attività elettrica del cervello condotti su 25 pazienti indicano che questo oppioide sintetico ferma la respirazione prima che si verifichino altri cambiamenti evidenti e prima che i pazienti perdano coscienza. Sono sufficienti appena 2-3 milligrammi per uccidere una persona provocandone il soffocamento.

In Italia e in Europa siamo ancora all’emergenza, anche grazie al monitoraggio continuo, basato ad esempio sul controllo delle acque reflue: uno studio nazionale sui trend di consumo delle sostanze psicoattive maggiori, condotto dal Laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali dell’Istituto Mario Negri, diretto da Sara Castiglioni, evidenzia che la sostanza non è stata rilevata nei campioni delle 33 città italiane monitorate.

Tuttavia non bisogna abbassare la guardia, anche perché si tratta di un business appetibile e molto conveniente dal punto di vista economico, un’attrattiva sicura per il mercato illegale gestito dalla criminalità organizzata. Nella prima metà del 2010 il Fentanyl si è sostituito all’eroina: è una sostanza molto più economica dal punto di vista del volume e più facile da produrre e da trasportare.

“Basti pensare – si legge sul sito dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri – che da 1 chilogrammo di polvere di Fentanyl, che costa 10mila euro al mercato criminale, è possibile ricavare 1 milione di pillole che, vendute a 20 euro l’una, fanno 20 milioni di euro. Tutte le mafie sono interessate a questo tipo di mercato con pochi rischi e molti guadagni. L’Europol e l’Interpol nel 2023 hanno già individuato in Europa circa 400 laboratori clandestini (alcuni anche in Italia)”.

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