A Teramo non si placano le polemiche attorno alla decisione dell’amministrazione comunale di inserire nel calendario degli eventi natalizi il concerto di Sfera Ebbasta, in programma a pagamento, il 29 dicembre in piazza Martiri
Una scelta che continua a suscitare forti perplessità in città, raccogliendo critiche trasversali da associazioni, commissioni pari opportunità, consiglieri comunali e forze politiche. Anche Forza Italia è intervenuta compatta contro la scelta dell’amministrazione con Carlo Antonetti Antonetti portavoce di un dissenso che va oltre il singolo evento, chiamando in causa la coerenza politica e culturale dell’amministrazione.
Il fulcro della contestazione riguarda soprattutto l’impegno economico sostenuto dal Comune: 140 mila euro che, secondo l’opposizione, si sarebbero potuti destinare a interventi e priorità diverse.
«Siamo di fronte all’ennesima decisione discutibile, per molti versi incomprensibile e anche onerosa, assunta da un’amministrazione che appare sempre più priva di una linea chiara e coerente con i valori che dichiara di difendere», sottolinea Antonetti. «In consiglio comunale abbiamo tentato di stimolare una riflessione seria, ma dalla maggioranza sono arrivate solo risposte di facciata, prive di un reale confronto sul merito».
Il consigliere di Forza Italia tiene però a chiarire il perimetro della critica:
«Non è in discussione la libertà artistica né tantomeno invochiamo censure o annullamenti. Sarebbe contrario alla nostra cultura liberale. Quello che contestiamo è il messaggio che l’istituzione pubblica sceglie di legittimare e promuovere, soprattutto quando lo fa con risorse e spazi pubblici».
Secondo Antonetti, il nodo centrale riguarda il linguaggio e i contenuti veicolati da una parte della produzione musicale del trapper:
«Viviamo una stagione in cui, a parole, la lotta alla violenza e la tutela della dignità delle donne vengono indicate come priorità assolute. Eppure si accetta senza alcun imbarazzo un immaginario in cui la donna è spesso ridotta a oggetto, raccontata attraverso espressioni volgari, degradanti, talvolta umilianti. È una contraddizione evidente, che non può essere liquidata con leggerezza».
Una preoccupazione che, per Antonetti, diventa ancora più rilevante se si guarda al pubblico più giovane:
«I ragazzi assorbono linguaggi e modelli dai loro idoli. L’esposizione continua a termini offensivi e a rappresentazioni distorte rischia di abbassare la soglia di attenzione rispetto alla gravità di certi messaggi, normalizzando ciò che normale non dovrebbe essere».
Da qui l’appello a una visione diversa per Teramo:
«Nel rispetto delle logiche di mercato e dell’organizzazione degli eventi, crediamo che una città abbia anche il dovere di proporre una cultura che arricchisca, che stimoli senso critico, che non si limiti a replicare stereotipi sessisti e messaggi diseducativi. Il rispetto della donna si costruisce anche attraverso ciò che scegliamo di portare sul palco e nello spazio pubblico».