Teatro: spettacolo in francese al Florian Espace di Pescara

A Pescara Oikos-residenza per artistə nei territori presenta uno spettacolo in lingua francese al Florian Espace sabato 4 maggio

Si tratta di una prima restituzione di lavoro della Compagnie du Campus, direttamente dal Belgio, sabato 4 maggio alle ore 19.00 al Florian Espace di via Valle Roveto.

Il testo in scena si chiama “Passé Composé – d’un gay versatile spécialiste en généralités”, di e con David Lallemand, regia di Giovanni Orlandi.

Uno spettacolo in lingua francese, preceduto da un’introduzione in italiano, in cui si toccheranno temi come l’omosessualità, l’omofobia, la tolleranza, la differenza, l’esclusione.

Il protagonista accetta la sfida: raccontare un mezzo secolo di esistenza e rivelare una storia allo stesso tempo singolare e universale.

David Lallemand è stato giornalista di RTBF e ora lavora al fianco del Délégué général aux droits de l’enfant, parla di omosessualità e della sua controparte, l’omofobia.

Scrivere 50 storie da condividere per fare un bilancio del suo mezzo secolo di esistenza: è questa la sfida che Lallemand ha voluto raccogliere prima attraverso un blog, poi pubblicando un libro #Presque50.

Da #Presque50 a Passé Composé c’è stato un altro passo, quello teatrale, che l’autore non ha esitato a compiere insieme a Giovanni Orlandi e alla Compagnie du Campus, da sempre impegnata nella creazione di spettacoli che si interrogano su problemi sociali, adoperando l’ironia per evidenziare le contraddizioni della vita contemporanea.

Passé composé  è una creazione collettiva che cerca di dare un senso a una vita che passa velocemente, a volte punteggiata da crisi e a volte caratterizzata da una quotidianità abbastanza banale che non invita a preoccuparsi del domani.

Questo spettacolo è l’occasione per mettere in discussione modelli imposti come il patriarcato, la famiglia, il matrimonio e la genitorialità, nonché i concetti essenziali di tolleranza, solidarietà e fratellanza in un mondo che troppo spesso si presenta come ostile e violento.

Sul palcoscenico l’attore si rivolge al suo pubblico e cerca, senza pretese, di interessarlo a ciò che può unirci piuttosto che a ciò che ci divide come esseri umani.

Tante domande vengono poste nella speranza di trovare insieme delle risposte, partendo dal singolare e lavorando verso il plurale, per raggiungere l’universale.

Essere un ragazzo o una ragazza? Amare i ragazzi o le ragazze? Chi è normale? Chi è diverso? Come possiamo esistere insieme piuttosto che vivere insieme? Cos’è che conta, cos’è importante: l’amore, la vita, la morte?
C’è un modello familiare ideale da privilegiare? La famiglia, il matrimonio e i bambini sono tappe essenziali per la costruzione di un’identità completa? La tolleranza, la solidarietà, la fraternità, cosa vogliono dire in un mondo che ci rimanda ogni giorno dei fatti di violenza?

Anche se le questioni di genere o di orientamento sessuale sono al centro della storia, esse sono solo un modo per mettere in discussione il nostro rapporto con gli altri, chiunque essi siano, e il modo in cui si definiscono o si presentano.

Umorismo e domande morali e filosofiche compongono questo spettacolo, seguito da una discussione con l’attore sul processo creativo e sulla visibilità e i diritti delle persone LGBTQIA+.

L’ingresso è gratuito su prenotazione.

Marina Moretti: