Sulmona: domani l’interrogatorio del 18enne arrestato per le violenze sulla 12enne

Domani l’interrogatorio di garanzia, in videocollegamento con il carcere di Sulmona, del 18enne arrestato nell’inchiesta su abusi sessuali, ricatti e diffusione di video a sfondo sessuale di cui è stata vittima una ragazzina di 12 anni. Con lui arrestati altri due giovani entrambi minorenni

Una vicenda umana ancor prima che giudiziaria dai contorni agghiaccianti: poco più che una bambina la vittima, 12enne, giovanissimi anche i tre accusati delle violenze subite. Un fatto di cronaca che deve far riflettere: “Da allora la giovanissima – come riferisce la sua legale Maria Grazia Lepore – vivrebbe settimane di forte disagio e timore di incontrare i ragazzini denunciati, rinunciando quindi il più delle volte ad andare a scuola e ad uscire”.

Il giovane – arrestato la scorsa settimana insieme ad un 17enne e ad un 14enne – domani dovrà chiarire la propria posizione davanti al magistrato. I tre sono a vario titolo indagati per violenza sessuale di gruppo aggravata, atti sessuali con minorenni, atti persecutori e produzione e diffusione di materiale pedopornografico. Secondo quanto emerso dalle indagini, la minore ha trovato il coraggio di denunciare dopo mesi di soprusi e minacce, dopo avere scoperto la circolazione di un video delle violenze subite in una chat di gruppo. A quel punto ha contattato il numero di emergenza 114 per raccontare degli abusi.

Nelle mani degli inquirenti i video delle violenze finiti su una chat con 40 partecipanti.

“Una storia che semina solo dolore ed è triste anche da un punto di vista culturale. È una vicenda in cui tutti perdono”. Così all’ANSA il procuratore della Repubblica di Sulmona, Luciano D’Angelo, il giorno dell’arresto, la scorsa settimana — un 18enne e due minorenni — accusati di ripetuti abusi sessuali e ricatti ai danni di una ragazzina di 12 anni a Sulmona. Le violenze sarebbero state riprese dagli aguzzini, che avrebbero poi minacciato l’adolescente di diffondere il materiale se si fosse sottratta agli abusi. A luglio, un video sarebbe effettivamente finito su un gruppo WhatsApp, spingendo la vittima a denunciare.

“In questa vicenda l’aspetto giudiziario è secondario rispetto a quello culturale — ha sottolineato D’Angelo — e in ogni caso non c’è nulla da gioire: non abbiamo catturato un pericoloso assassino, ma individuato due minorenni e un appena maggiorenne. È una vicenda in cui tutti perdono”. “Io non sono mai soddisfatto quando qualcuno finisce in carcere, figuriamoci quando si tratta di minorenni”, ha aggiunto il procuratore. “Non so neppure se le parti in causa, all’epoca dei fatti, si siano rese conto del disvalore delle loro azioni”.