Stati generali della Protezione civile: stupiscono le dichiarazioni di Bertolaso

Chiusi ieri a Roma gli Stati generali della Protezione civile. Tra ricordi e buoni propositi, stupiscono le dichiarazioni di Guido Bertolaso

Diversi rappresentanti del Governo e del Servizio Nazionale della Protezione Civile hanno preso parte all’incontro “Quel 6 aprile 2009 a L’Aquila”, 16 anni dopo il sisma che colpì l’Abruzzo.

“Rafforzare la capacità di risposta del Paese, – ha detto Fabio Ciciliano, attuale capo del Dipartimento di Protezione civile – proporre maggiori azioni per favorire il partenariato pubblico-privato, potenziare la protezione civile di prossimità e migliorare il coordinamento nell’attività di prevenzione sono le priorità emerse in questa tre giorni di lavori, cui hanno partecipato 282 operatori e amministratori, in rappresentanza di 89 istituzioni, e 227 delegati ai Tavoli tematici”.

Nella stessa occasione è intervenuto anche Guido Bertolaso, Capo del Dipartimento della Protezione Civile al momento del terremoto del 2009:

“Sono quei moniti da ricordare e tenere presenti. Quello che accadde a L’Aquila è dovuto a una serie di fattori, non ultimo anche a strutture che non erano preparate per sostenere quello che accadde in un territorio dove non era la prima volta che si verificavano episodi del genere. Occorre investire moltissimo nel medio e nel lungo termine. È un lavoro di informazione che deve poi prevedere una capacità di prevenzione che sia molto più puntuale, decisa e convinta di quelle degli anni passati”.

A stupire però è il passaggio successivo che oggi lascia gli aquilani con un po’ di amaro in bocca:

“L’unico rimprovero è che non avrei dovuto mandare la Commissione nazionale grandi rischi prima del terremoto. Perché non me lo chiedeva nessuno, non lo prevede la legge, sono stato io da scemo per cercare di tranquillizzare e per spiegare agli aquilani la situazione, che il terremoto non si poteva prevedere e che quindi l’unica cosa che potevamo fare era quella di mettere in stato d’allerta tutte le strutture. Poi purtroppo non c’erano dei segnali determinanti, decisivi, che potevano far temere una scossa di terremoto di quel livello”.

Eppure, all’epoca, – e gli aquilani certamente lo ricordano – si parlò molto di “operazione mediatica”. E fu la dirigente della Protezione civile, Titti Postiglione, a spiegare candidamente, nella trasmissione Annnozero di Michele Santoro, che la riunione della Commissione del 31 marzo 2009, che tra l’altro all’epoca si tentò di fare passare per “informale”, venne convocata per tranquillizzare gli aquilani vessati da mesi di scosse, per far vedere che il fenomeno veniva preso sul serio. Delle due l’una: o la Commissione fu convocata perché la situazione oggettivamente lo richiedeva, o per mettere a tacere gli aquilani paranoici.

Nello stesso intervento di ieri Bertolaso parla anche della lezione ricevuta da L’Aquila:
“Se ci metti la faccia ti fai male. Ma non bisogna fare un passo indietro, bisogna essere consapevoli che se si fanno le cose bene, senza guardare in faccia nessuno, con impegno, ci sarà sempre qualcuno che troverà il modo per farti del male. Ma l’importante è che sia un atteggiamento che possa colpire un individuo, ma non il sistema nel suo complesso, che dopo L’Aquila è uscito alla grande”.
Prima c’erano state le inchieste e tutto il resto, e molto era partito proprio da quella famigerata Commissione grandi rischi, dalla quale uscirono dichiarazioni improvvide che starebbero meglio al Vinitaly che ad una città tramortita.
“Tutto nasce dalla gestione dello sciame sismico che da mesi, – scrivevamo nel 2014 su questo stesso sito – ben prima del 6 aprile del 2009, stava scuotendo gli aquilani. Cinque giorni prima della grande scossa, il 31 marzo, la Commissione Grandi Rischi, riunitasi a L’Aquila, avrebbe concluso i lavori pronunciando parole rassicuranti, che avrebbero indotto la popolazione a considerare lo sciame non pericoloso. Una specie di buon segno, quelle scosse quotidiane, come se il terremoto avesse scelto di scaricare piano piano la sua energia, potenzialmente devastante. Bertolaso, che a quella riunione non c’era, per le parti lese sarebbe da ritenere “mandante” di un’operazione da lui stesso definita “mediatica”, come emerso dall’intercettazione telefonica con l’allora assessore regionale alla protezione civile Daniela Stati (poi uscita fuori dall’inchiesta)”.
Ma guai a criticare la gestione del pre-scossa, Bertolaso ancora oggi si infuria. E sull’operato successivo ha anche qualcosa da recriminare a proposito del progetto Case all’Aquila e sul terremoto di Amatrice del 2016:

“Io diedi incarico a una mia stretta collaboratrice di scrivere tutto quello che stavamo facendo a L’Aquila in modo da registrare e fare una sorta di check list per cui nel terremoto successivo fosse già tutto stato preparato, pronto, e bastava semplicemente seguire quello che noi avevamo fatto come esperienza all’Aquila. Mi risulta che questo documento sia stato buttato nel cestino. Questo è un grosso errore perché il problema di questo paese è che ogni volta si ricomincia da capo”. Così Guido Bertolaso, capo del dipartimento della protezione civile nel 2009.

Marina Moretti: