Serie D L’Aquila – Il riassunto della “strana” stagione

Serie D L’Aquila – Torniamo per l’ultima volta su quella che è stata una “strana” stagione. Dai proclami estivi all’addio dello staff sanitario: un tourbillion di eventi nel segno della poca chiarezza e dei soldi

Ripercorriamo, e per l’ultima volta , la stagione dell’Aquila calcio. Stagione dei rimpianti perchè con un pizzico di normalità si stava festeggiando come la Fermana nel girone F. Ripartiamo dall’estate che stava iniziando. Il presidente Corrado Chiodi assegna al ds Alessandro Battisti un budget per costruire la squadra. Prima considerazione: si sapeva già da allora che non poteva essere rispettato oppure sono venute meno delle risorse da settembre in poi? Propendiamo per la seconda altrimenti ogni discorso sarebbe superfluo. Viene scelto il tecnico Morgia con il suo staff e viene costruita la squadra in base alle indicazioni del budget deciso a giugno. Morgia prima di firmare chiede due cose: rispetto delle scadenze nei pagamenti e stadio nuovo. Una precisazione. Quando si costruiscono squadre di vertice con giocatori importanti il rispetto della scadenza è la base di tutto. Primi malumori in sede di ritiro: lo stadio forse non è pronto e Morgia alza subito la voce. Ma intanto in sede il contratto di Morgia e del suo staff è ritenuto troppo oneroso dall’amministratore. Domanda: perchè è stato firmato se non in linea con le possibilità della società? Morgia ha parlato e si è confrontato con Battisti, Chiodi e Ianni. Perchè non si è creato da subito un rapporto di ” cordialità” anche con l’area amministrativa? Inizia la stagione e iniziano da subito i primi malumori sfociati con le prime tensioni all’atto della prima scadenza ma almeno lo stadio è salvo. Da un lato il presidente Chiodi che tranquillizzava Morgia,  dall’altro l’amministratore Ranucci che, nel rispetto di quelle che erano le possibilità societarie, faceva passare con il suo savoir faire altri messaggi. Sia chiaro. Gli stipendi, con modalità differenti, sono stati pagati. Ma in serie D si gioca per soldi e i giocatori perdono la loro tranquillità se passano altri messaggi. Da qui nasce il grosso problema che ha condizionato la stagione. Mancanza di comunicazione? Mancanza di risorse per garantire il rispetto degli impegni presi a giugno con la sottoscrizione del budget?  Se i soldi ci sono paghi quando c’è la scadenza senza se e senza ma e senza che nessuno possa crearsi un alibi. Una volta per un motivo, una volta per un altro non si è mai respirato un clima di tranquillità sotto quel punti di vista. E, lo ripetiamo, in serie D a vincere con determinati giocatori quell’aspetto diventa prioritario. E allora quale è stato il grosso errore? Prendendo per buono che il budget sottoscritto a giugno in quella data era coperto, significa che da settembre sono venute meno risorse con pagamento di Iva e soci che hanno scelto di allontanarsi. Il grosso errore è stato quello di non sedersi davanti alla piazza e alla squadra e ammettere qualche difficoltà. Ci si compattava e chi non voleva restare trovava un bel portone spalancato. Garantire da un lato e far passare altri messaggi da un altro ha avuto un effetto destabilizzante che ha portato a far deragliare irreversibilmente il treno rossoblù. Fare un mercato con nomi di spicco quali Peluso, Nohman, Steri e Mallus significa avere basi economiche solide per “esaudire” le richieste dei giocatori. Dare l’ok e poi non rispettare gli accordi o meglio rispettarli a singhiozzo e con tempi diversi faceva preferire la strategia di fare un mercato di giovani in linea con le possibilità societarie. E la colpa di Chiodi non è quella di non aver pagato per carità ma quella di non aver alzato la mano e ammettere le difficoltà cercando altre strade. Che poi gli imprenditori che lavorano sull’aquilano dal 2009 vengono, fatturano e non lasciano nulla in termine di sociale è un dato acclarato è un altro discorso e forse è il padre vero di tutti i problemi. La mancanza di soldi per rispettare il budget e sopratutto le aggiunte di gennaio ha rotto il giocattolo, distrutto poi  in mille pezzi dalla settimana dei comunicati. Soldi che non ci sono perchè i dissidenti non hanno ricevuto il pagamento della prima rata e sono tornati, perchè lo staff medico si dimette e perchè Morgia e Coppola, nonostante dopo le dimissioni L’Aquila calcio abbia ufficializzato l’ok nella retribuzione verso lo staff, hanno fatto la vertenza perchè avanzano soldi. Soldi dunque la parola chiave e mancanza di trasparenza: da un lato il presidente tranquillizzava, dall’altro l’area amministrativa diceva altre cose. Bastava ammettere le difficoltà pubblicamente e si facevano altre scelte visto che comunque il progetto Morgia con tanti giovani piaceva e non si faceva un mercato così impegnativo. Lamentele continue la prima settimana di gennaio da parte dei nuovi arrivati per appartamenti e promesse da mantenere e l’inizio della fine. Situazione diventata ingestibile e poi è storia recente. Alcuni giocatori hanno scelto di andare via in netto contrasto con la mancanza di chiarezza da parte della società ma hanno lasciato la squadra e dunque hanno indebolito l’Aquila calcio. L’accordo in data 10 aprile non è stato rispettato perchè l’Aquila calcio ha contestato una clausola, a distanza di qualche giorno va via lo staff sanitario. Apprendiamo delle vertenze di Morgia e Coppola (anche se nei comunicati L’Aquila calcio dichiarava che era stato saldati tutto) . In conclusione e in estrema sintesi: non era meglio dire esplicitamente delle difficoltà economiche e ci si compattava ( forse) ? Chiodi vuole lasciare, il cda ha deciso che la società al netto dei debiti ha un valore. Lunedì il sindaco riceverà i ” famosi” imprenditori romani. Non c’è altro. Resta la forte consapevolezza che gli imprenditori che hanno avuto tanto dal 2009 continuano a lavorare senza lasciare nulla alla città dell’Aquila. Per carità non è un obbligo. Ma un atto di rispetto che vale più di mille regole scritte. Il rimpianto grande è che con qualche euro in più e tanto buon senso si era trovato un bel progetto. Nessuno dimentica i 400 di Albalonga o la curva piena al derby. Peccato

 

Enrico Giancarli: