Sciopero generale: a L’Aquila da tutto Abruzzo e Molise, 20 pullman contro la legge di bilancio

Primi disagi, seppure lievi, in Abruzzo, per lo sciopero generale proclamato dalla Cgil. Per quanto riguarda i treni, ad esempio, i regionali interessati da soppressioni o disservizi sono pari al 10-15% del totale. A L’Aquila sono arrivati venti pullman provenienti dalle quattro province abruzzesi e dal Molise: studenti, lavoratori e pensionati in corteo contro la legge di bilancio

Dopo il concentramento davanti alla Villa Comunale, il corteo verso la Prefettura per il comizio finale. Venti pullman da tutto l’Abruzzo per lo sciopero generale e la manifestazione all’Aquila organizzata dalla Cgil Abruzzo e Molise contro la legge di bilancio. Una grande mobilitazione con ritrovo dinanzi al Consiglio Regionale e poi corteo sino alla Prefettura. Una giornata di mobilitazione contro la legge di bilancio con lavoratrici e lavoratori, studenti e sindaci, perché anche i Comuni subiranno pesanti tagli ai trasferimenti e avranno enormi difficoltà a mantenere i servizi essenziali.

Presente il segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, insieme ad Alessandra Tersigni e Franco Rolandi, della segreteria regionale con il segretario generale della Filcams Cgil nazionale, Fabrizio Russo.

L’Aquila è oggi il centro della mobilitazione abruzzese per lo sciopero generale nazionale indetto dalla Cgil contro la Legge di Bilancio 2026. Raduno alla Villa comunale, corteo e conclusione davanti alla Prefettura con l’intervento di Fabrizio Russo, segretario generale della Filcams Cgil. Al centro della protesta, secondo il sindacato, salari, fisco, precarietà, sicurezza sul lavoro, pensioni, sanità e istruzione. La Cgil denuncia una manovra ritenuta “ingiusta”, priva di interventi sul potere d’acquisto e sugli investimenti nei servizi essenziali. Per la confederazione, la Legge di Bilancio non sostiene pensionati, lavoratori precari e autonomi, e rischia di ampliare le disuguaglianze sociali. Nel corso della mattinata è intervenuto anche Carmine Ranieri, segretario generale della Cgil Abruzzo Molise: “In Abruzzo – dice Ranieri – un salario su 2 è inferiore a 1.000 euro al mese. Eppure ci sarebbe tanto da fare – aggiunge – perché oggi viene tassato molto più il lavoro che le rendite finanziarie. Chi guadagna in borsa con i dividendi sulle azioni paga meno tasse di chi lavora ogni giorno. Bisognerebbe ribaltare questo paradigma – sottolinea -. Invece il governo pensa alle decime rottamazioni e all’aumento del contante a 10.000 euro. C’è la volontà di aumentare la sperequazione sociale. Noi invece – conclude – crediamo in una crescita che redistribuisca risorse a lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati. Sarebbe facile farlo, ma la politica del governo è esattamente l’opposto”.

Per il sindacato, insomma, la legge di bilancio non risolve i problemi del Paese. La produzione industriale per la Cgil “è bloccata da oltre trenta mesi, la cassa integrazione sta letteralmente esplodendo e i numeri sono drammatici: +164% in Abruzzo, +257% in Molise. La manifattura è ferma e sarebbe indispensabile che la manovra prevedesse risorse per evitare il declino industriale, ma non c’è nulla, è un Paese che arretra”.

“Anche i consumi interni sono in caduta perché i salari hanno perso potere d’acquisto dopo anni di inflazione altissima, dal Covid in poi. I lavoratori, rileva la Cgil, hanno già perso 25 miliardi di euro in fiscal drag nel solo triennio 2022-2024, dove l’inflazione cumulata è stata superiore al 16%. Soldi che andrebbero restituiti e che invece rimangono nelle casse dello Stato. Il taglio delle aliquote previsto dal Governo riguarda soltanto i redditi superiori a 28.000 euro e si traduce in qualche briciola, che in Abruzzo e Molise viene immediatamente riassorbita dalle addizionali regionali aumentate e che scatteranno dal primo gennaio 2026. Insomma i consumi crollano, le persone non arrivano a fine mese, si continua a definanziare la sanità. Si stanno tagliando servizi fondamentali e i cittadini se ne accorgono ogni giorno. Sulle pensioni per la Cgil si sta persino peggiorando la legge Fornero. Dall’altro lato, ci si preoccupa di promuovere l’ennesima rottamazione delle cartelle fiscali o di aumentare la possibilità di utilizzare il contante fino a 10.000 euro. Scelte che aiutano chi non ha pagato le tasse e favoriscono l’evasione fiscale”.

“Lo sciopero della Cgil è sacrosanto di fronte alla protervia di un governo arrogante e classista che se ne frega di chi non arriva alla fine del mese – commenta il segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo -. Oggi partecipo alla manifestazione regionale della Cgil a L’Aquila. La destra politica e mediatica attacca ogni giorno Landini con polemiche assurde perché le critiche della Cgil sono incontestabili. Questo è il governo dei ricchi. Ma lo sciopero pone anche una questione ai partiti di centrosinistra. Il campo largo fa propria la piattaforma della Cgil? Se torna al governo la trasformerà in azione di governo? L’Italia sta precipitando nella recessione e nella deindustrializzazione mentre salari e pensioni continuano a perdere potere di acquisto. Centomila giovani lasciano ogni anno il paese. Cosa propone il governo? Di arruolarli nell’esercito? L’Italia non ha bisogno di armi, ma di ospedali che funzionino”.

“Abbiamo chiesto a Confindustria e alle altre associazioni di aprire trattative vere per andare a cancellare i contratti pirata, per andare verso un’estensione delle elezioni delle Rsu e dei rappresentanti alla sicurezza in
tutti i luoghi di lavoro grandi e piccoli, perché è il momento di rimettere al centro il lavoro e la giustizia sociale”. Lo ha affermato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, oggi a Firenze per una delle manifestazioni dello sciopero generale. “Stabiliamo una misurazione della rappresentanza”, ha aggiunto Landini, per cui “i sindacati e anche le associazioni debbono contare per quanti voti hanno e per quanti iscritti hanno. Io mi permetto di dire che se vediamo le recenti elezioni delle Rsu, il primo sindacato in Italia, il più votato è la Cgil; così anche nel settore privato. Da un certo punto di vista penso che oggi la democrazia la si difende praticandola”.

“Una presenza irrinunciabile quella del Partito Democratico a l’Aquila, accanto ai lavoratori e ai sindacati della Cgil, per una mobilitazione importante e necessaria. La grande partecipazione, con venti pullman arrivati dall’Abruzzo e dal Molise dimostra quanto sia forte e diffuso il disagio di fronte a una situazione economica e sociale sempre più complessa. Dalla mobilitazione che ha visto tra gli altri l’intervento del segretario nazionale della Filcams Cgil, Fabrizio Russo, si è levata una voce chiara: il Paese ha bisogno di risposte concrete, non di slogan”, così il segretario regionale del Pd Daniele Marinelli e il capogruppo PD in Consiglio regionale Silvio Paolucci. “Le ragioni della protesta, illustrate in questi giorni dalla Cgil Abruzzo Molise, unite ai dati che vengono fuori sulla situazione dell’Abruzzo, ci dicono che la produzione industriale è ferma da oltre trenta mesi – continuano Marinelli e Paolucci – , che la cassa integrazione sta esplodendo con numeri drammatici, che la manifattura è in stallo e che anche i Comuni, a causa dei pesanti tagli ai trasferimenti, rischiano di non riuscire più a garantire i servizi essenziali ai cittadini. Di fronte a tutto questo, la legge di bilancio del Governo non interviene, non sostiene l’industria, non tutela il lavoro, non contrasta il declino economico, lasciando famiglie, imprese e amministrazioni locali senza strumenti adeguati. Siamo davanti a un Paese che arretra. Per queste ragioni oggi abbiamo scelto di essere presenti e di sostenere questa mobilitazione con convinzione. La difesa del lavoro e della coesione sociale è una priorità per il Partito Democratico, che continuerà a essere al fianco di lavoratori, studenti e sindaci e a chiedere con forza che Governo e Regione tornino ad occuparsi davvero dei bisogni delle persone e del futuro produttivo del nostro territorio. Alle carenze strutturali della legge di bilancio nazionale si aggiungono, per l’Abruzzo, le annunciate misure regionali: tagli per far fronte ai debiti della sanità, le nuove tasse, con l’incremento IRPEF in vigore dal 1° gennaio 2026, e nessun intervento per il rilancio dell’economia regionale. Siamo nella morsa della filiera di governo che ci costringerà ad anni di sacrifici: ascoltiamo l’appello del sindacato per costruire un’alternativa concreta che liberi l’Abruzzo da debiti sanitari e arretramento economico”.