Al largo del mare di Ravenna proseguono le ricerche di Ugo Coppola, il 55enne pescarese era partito per visitare il relitto del Paguro. Di “tragedia annunciata” parla, intanto, l’istruttrice sub di Pescara: nel 2017 non gli fu rilasciato il brevetto per le “troppe criticità emerse”
Le ricerche vanno avanti da mercoledì e proprio questo lungo lasso di tempo fa pensare al peggio. Le immersioni dei sommozzatori stanno arrivando anche fino a 26 metri di profondità, ma di Coppola ancora nessuna traccia.
Le operazioni sono coordinate dalla Guardia Costiera di Ravenna e si svolgono nei pressi del relitto della piattaforma Paguro, al largo di Lido Adriano, a circa 12 miglia nautiche dalla costa. Sono impiegati un elicottero del reparto volo di Bologna, i sommozzatori del comando di Ravenna, operanti con gommone e un’imbarcazione del Nucleo Nautico di Ravenna. La nuova imbarcazione Sar (Search and Rescue) del distaccamento portuale di Ravenna ha condotto ricerche strumentali in superficie. Le operazioni sono coordinate dalla Guardia Costiera e proseguono attualmente.
Il disperso è Ugo Coppola, 55enne, partito per effettuare un’immersione di gruppo con il Dive Planet di Rimini. Quando non è più riemerso i compagni di immersione hanno lanciato l’allarme. Coppola ha sempre avuto passione per i fondali. Originario di Villalago, dove ha ancora alcuni parenti, viveva con la madre a Pescara, vicino alla chiesa di San Luigi. Era anche vigile del Fuoco volontario.
“Ugo faceva il sub da anni, aveva una grande passione per le immersioni. Sicuramente sarà sceso con tutte le precauzioni. Già parlo al passato perché purtroppo sembra che non abbiamo molte speranze. A dichiararlo all’ANSA è Brunella Quaglione, consigliera comunale di Villalago (L’Aquila) e cugina di Ugo Coppola – Ci hanno detto che le riserve di ossigeno durano circa un’ora e ormai ne sono passate molte, purtroppo. Si fa strada l’idea che non ci sia più molto da fare. Sembra tutto surreale”.
In questo articolo il ricordo della nostra collega Barbara Orsini che lo ha conosciuto.
Parla invece di «una tragedia annunciata» Claudia Minciarelli della Scuola Sub Loto di Pescara, che – nel 2017 – non rilasciò il brevetto a Coppola dopo la partecipazione ai corsi abilitanti base per diventare subacqueo.
«Sembra brutto dirlo oggi – prosegue l’istruttrice confermando il suo pensiero- e non voglio nemmeno fare speculazioni, ma aveva serie difficoltà nel gestire le attrezzature e nell’affrontare alcune tecniche. Decisi di non fargli finire il corso di immersioni in piscina e, quando glielo dissi, si disse disposto a pagare fino a centinaia di euro in più per fare altre immersioni. Gli risposi che se lo avessimo fatto, gli avremmo solamente rubato dei soldi e non era quello che volevamo».
La responsabile della scuola sub pescarese conserva ancora in archivio foto e video delle lezioni in acqua di Coppola: «Non si riusciva a reggere in ginocchio e serviva un collaboratore in acqua con lui, che lo aiutasse, mentre io mostravo gli esercizi. Molti dei partecipanti ai corsi si rifiutavano di scendere in piscina con lui perché si sentivano in pericolo. Tra l’altro, nelle varie foto profilo pubblicate sui social, oggi vedo che c’è sempre qualcuno che gli regge la bombola dalla rubinettiera. Che di certo non è uno dei requisiti per un sub, che deve essere autonomo in acqua».
Seppur con altre scuole, Coppola pare comunque fosse riuscito successivamente a conseguire tutte le licenze per affrontare la tipologia di immersione per cui era sceso in acqua.
«Non nascondo che sono sorpresa che qualcuno – chiude Minciarelli – gli abbia rilasciato i brevetti. Poi magari quanto accaduto è stato causato da un malore fatale e non da una incapacità tecnica. Non posso dirlo di certo oggi io, spetterà agli eventuali accertamenti. Ma, alla luce di quello che è successo, sono felice che a rilasciare quel brevetto non sia stata la mia scuola e nemmeno uno dei miei istruttori. Avremmo dovuto convivere con un peso morale davvero molto difficile da poter sopportare».
Il relitto del Paguro è quanto resta dopo il tragico incidente che nel 1965 coinvolse la piattaforma per la perforazione del fondale marino alla ricerca di idrocarburi. A causa di un improvviso scoppio, si generò una enorme fuoriuscita di gas che provocò un devastante incendio. Nella tragedia morirono 3 persone. Dagli anni ’90 il sito è diventato meta di immersioni per i sub, che possono immergersi fino ad un massimo di 29 metri di profondità, per esplorare il fondale e la vita che è ricresciuta attorno ai resti della piattaforma sommersa.
