Prati di Tivo: finalmente la fine della disputa giudiziaria sugli impianti?

Il tribunale di Teramo ha emesso una sentenza che segna probabilmente la fine della disputa giudiziaria sugli impianti di risalita di Prati di Tivo e Prato Selva

Con il pronunciamento del giudice Lorenza Pedullà – subentrata alla collega Silvia Fanesi – è stato stabilito che la gestione degli impianti torna alla società Gran Sasso Teramano (Gst), revocando ogni incarico a Marco Finori, finora gestore e custode giudiziario. Nello specifico il provvedimento comporta la revoca del sequestro giudiziario disposto nel marzo 2023 e la restituzione integrale di tutti i beni aziendali alla Gst. Inoltre, il tribunale ha rigettato tutte le richieste di risarcimento danni avanzate da Finori, relative alla revoca della vendita degli impianti dopo che lo stesso non si era presentato dal notaio per la stipula dell’atto. Tra gli obiettivi della Provincia c’è anche la riapertura, dopo anni di inattività, degli impianti di risalita per la stagione invernale, con l’intento di rilanciare e valorizzare l’intero comprensorio montano del Teramano. La sentenza dichiara anche privo di efficacia il contratto di gestione del 17 gennaio 2019, oggi considerato scaduto, e dispone la cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale presentata da Finori. Di conseguenza, la custodia giudiziaria da lui esercitata viene ufficialmente revocata. Grande soddisfazione da parte del Presidente della Provincia Camillo D’Angelo e della terna dei liquidatori della Gst – Piergiorgio Passerini, Giorgio D’Ignazio e Valerio Ferro – che hanno accolto con favore la decisione del tribunale, definendola «uno spartiacque per il futuro della stazione». I liquidatori hanno dichiarato l’intenzione di procedere immediatamente con i lavori per la riapertura estiva degli impianti, affidando la gestione a un soggetto terzo, e di programmare anche la continuità operativa per la stagione invernale, come auspicato dagli operatori locali.Come facilmente prevedibile è totalmente diversa la posizione di Marco Finori, che ha criticato la decisione del giudice, sostenendo che abbia «stravolto il lavoro della precedente collega» e annunciato l’intenzione di chiedere la sospensione della sentenza in vista del ricorso in appello.

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