Piani di Pezza, le associazioni sullo Stadio del fondo: “Studio copia e incolla”

Le associazioni ambientaliste hanno inviato un esposto alla Procura della Repubblica e le proprie osservazioni al Comune di Rocca di Mezzo (L’Aquila) contro lo studio relativo al progetto di realizzazione dello Stadio del fondo a Piani di Pezza

Uno studio ritenuto frutto di un lavoro copia e incolla, quindi non plasmato sul territorio e un progetto definiti inutile, impattante, fonte di sprechi e alieni dal rispetto delle procedure: questi i passaggi salienti delle contestazioni mosse dalle associazioni ambientaliste firmatarie dell’esposto:

“A partire dal fatto che i lavori sono iniziati prima ancora della pubblicazione della VIncA, motivo per il quale sono stati sospesi in data 26 luglio, dopo una nostra richiesta di intervento in autotutela. Ma, a nostro motivato avviso, la Valutazione di Incidenza è un atto preventivo e non può, quindi, essere pubblicata a lavori iniziati e ad ambiente protetto già alterato, come è stato fatto. Ci sono poi anche altre zone d’ombra a caratterizzare l’iter procedurale del progetto, come la variante al programma di Fabbricazione e la relativa VAS chieste dalla Provincia in sede di Conferenza dei Servizi e di cui nulla si sa, o come la Verifica di assoggettabilità a VIA, chiesta dalla Regione nella medesima Conferenza, e anche questa non fatta, o almeno non trasmessa. Sembra poi che manchi anche la formale adozione della VIncA da parte del Comune.

Lo Studio di incidenza ambientale, poi, è un esempio da manuale di come questi elaborati non dovrebbero essere fatti. Per quanto detto sopra potremmo anche non parlarne, a motivo della sua possibile illegittimità. Tuttavia, senza per questo voler dare dignità a un documento e a una procedura che non possono per noi essere regolarizzati, vogliamo comunque qui di seguito sottolinearne brevemente l’incompletezza e la superficialità.
La prima osservazione è che questo studio di incidenza per lavori da realizzarsi ai Piani di Pezza manca totalmente di ogni concreto riferimento ai Piani di Pezza. Sembra un gioco di parole, ma è così. Più che di uno studio degno di questo nome, il documento è il prodotto del ‘copia e incolla’, come si dice in gergo, di tabelle relative al generico habitat nel quale viene inclusa la porzione dei Piani interessata dai lavori. Manca poi anche la richiesta multidisciplinarietà di competenze nei diversi ambiti naturalistici coinvolti, sia vegetazionali che faunistici. Per quanto precede e per altri aspetti strettamente disciplinari, su cui qui non possiamo dilungarci, tale studio non è conforme con i requisiti di cui alle Linee guida nazionali sulla VIncA (G.U. del 28/12/2019).
Il testo del documento, e non potrebbe essere altrimenti con queste premesse, è del tutto carente. Non vengono considerati, infatti, gli impatti sull’ambiente dei Piani di Pezza dell’illuminazione notturna fornita dai dieci lampioni previsti, di cui cinque intorno al laghetto, del disturbo sonoro che l’utilizzazione per spettacoli dell’area, anche concerti, sicuramente provocherà, degli effetti reali dell’innevamento artificiale e della prevista captazione e adduzione delle acque di superficie verso il laghetto.
Conseguentemente carente, considerato che stiamo parlando di una VIncA virtuale, compilata in internet, anche l’ambito più strettamente naturalistico. Manca, ad esempio, la rilevazione delle fioriture di orchidee, indispensabile per qualificare la reale natura dell’habitat dei Piani di Pezza, se “prioritario” o meno, ma l’apice della superficialità si raggiunge con la vera e propria “censura” sulla presenza della Jacobea vulgaris subsp. gotlandica, specie rarissima per la flora italiana e inclusa negli allegati II e IV della Direttiva Habitat.
Eppure sarebbe stato sufficiente che gli estensori del documento andassero sul posto, dove non mancano i cartelli esplicativi in cui viene evidenziata la presenza di questa specie. Non vogliamo nemmeno pensare, infatti, che qualcuno possa davvero credere che l’assenza della pianta nei formulari finora pubblicati renda irrilevante la segnalazione di una specie di interesse comunitario!”

I firmatari proseguono con alcune considerazioni sull’amministrazione comunale, che avrebbe mostrato di non avere consapevolezza dell’importanza naturalistica e ambientale dei Piani di Pezza e che continuerebbe a perseguire un’idea di sviluppo inadeguata.

“Sarà forse un ulteriore tassello verso l’agognato collegamento fra Campo Felice e la Magnola, e nel far ciò, a quanto sembra, senza rispettare procedure e prescrizioni e facendo proprio uno studio di incidenza solo compilatorio; sull’Ente Parco Sirente-Velino, a proposito dell’assenza di riferimenti alla Jacobea. Il quale Ente, ben sapendo della presenza di questa pianta, grazie al Progetto LIFE Floranet, ricordato nella presa di posizione dei botanici pubblicata giorni fa, e pur avendo beneficiato di cospicui finanziamenti per la sua tutela, sembra essersene dimenticato al momento di formulare il proprio parere. Forse varrebbe la pena di mettere i competenti uffici europei a conoscenza di questa strana amnesia.
Sul futuro dei Piani di Pezza, dato che il nostro sospetto che questi lavori possano essere considerati un primo lotto trova conferma nella relazione del progetto esecutivo, in cui si dice che la capienza del laghetto è sovradimensionata rispetto alle necessità e che altre migliorie previste servono… (indovinate un po’) a predisporre l’impianto a possibili futuri ampliamenti.
Possiamo fare altre previsioni? Quanto dureranno i 400 ml di gradoni e la sottostante pedana, in legno, in una località che è la più fredda dell’Appennino? Quanto durerà il mascheramento con ghiaia del fondo del laghetto prima che vengano in vista i teli impermeabilizzanti? Quanto durerà, in presenza di pascolo bovino, la staccionata di legno intorno al laghetto, anche con i due fontanili richiesti dall’Ente Parco? Un’ultima domanda: quanto può essere attrattivo questo intervento nel motivare nuovi flussi turistici, a fronte dell’indiscutibile danno che esso causa a un ambiente prezioso come quello dei Piani di Pezza?
Si stanno impiegando finanziamenti pubblici che meriterebbero ben altre utilizzazioni, senza che tutto ciò porti a qualche posto di lavoro in più, ma solo a una generica qualificazione dell’offerta turistica. Forse la spiegazione, anche della fretta con cui è stata condotta l’intera operazione, risiede… nelle prossime elezioni. A maggio dell’anno prossimo, infatti, ci saranno le elezioni amministrative nel Comune di Rocca di Mezzo: elemento di conoscenza non irrilevante per capire quanto sta avvenendo.
Premesso che siamo all’interno di un Parco, di una ZPS e di una ZSC, cosa insegna questa vicenda? Insegna che la Conferenza dei Servizi discute di un progetto preliminare privo di concreti contenuti progettuali, la cui relazione consiste di una sola generica e scarna paginetta, quando quei contenuti, una volta resi esecutivi, possono incidere significativamente sul paesaggio e sull’ambiente naturale. E chi decide quindi? Un Comune che è nello stesso tempo il committente dell’opera e l’Ente che approva il progetto e successivamente la VIncA, giocatore e arbitro nello stesso tempo, senza che i suoi tecnici abbiano alcuna competenza in materia naturalistica e ambientale. Tutto ciò è profondamente irrazionale e pericoloso per le nostre aree protette, rendendo indispensabile una revisione delle normative”.

Firmato:

Fabio Borlenghi – Altura Abruzzo
Francesco Sulpizio – CAI Abruzzo
Mimì D’Aurora – Dalla parte dell’Orso
Alessandro Piazzi – FederTrek
Simona Ricotti – Forum Ambientalista
Augusto De Sanctis – Forum H2O
Giovanna Margadonna – Gruppo d’Intervento Giuridico
Vincenzo Giusti – Italia Nostra Abruzzo
Stefano Allavena – LIPU Abruzzo
Laura Asti – Pro Natura
Stefano Orlandini – Salviamo l’Orso
Massimo Pellegrini – Stazione Ornitologica Abruzzese