Casa circondariale Pescara: carenza personale e struttura inadeguata, interrogazione di D’Alfonso aI ministro Nordio

Il deputato del PD Luciano D’Alfonso ha depositato oggi una interrogazione a risposta orale al Ministro della Giustizia Carlo Nordio per sapere quali provvedimenti egli intenda attuare “per far fronte all’emergenza di personale e all’inadeguatezza strutturale della Casa circondariale di Pescara, costantemente colpita da eventi critici ingestibili”

Nell’atto D’Alfonso fa presente che il carcere pescarese “è da tempo alle prese con una non più sostenibile condizione di sovraffollamento di detenuti psichiatrici, allontanati perlopiù dagli istituti laziali per ragioni di ordine e sicurezza, che oggi compongono il 17% della popolazione totale del carcere di Pescara – circa 60 su quasi 360 detenuti – in presenza di un reparto Atsm di 7 posti”.

Il parlamentare evidenzia che “i dati che riguardano il personale parlano di un organico di 167 unità di polizia penitenziaria previste, e di una forza di polizia effettiva di 109 (-58 unità) pari a una carenza del -33,54%, a fronte di un dato medio di carenza nazionale del -14%”. Nell’affermare che “non è più rinviabile l’invio di nuovi addetti di polizia penitenziaria con adeguata formazione professionale e l’invio di medici specializzati capaci di fronteggiare con competenza chi ha problemi di natura psichiatrica” D’Alfonso chiede “se il Ministro sia al corrente della situazione esposta in premessa e, per quanto di sua competenza, intenda adottare iniziative volte a garantire il rispetto dell’articolo 32 della Costituzione, che pone la salute quale fondamentale diritto dell’individuo e della collettività”.

“Ho visitato la Casa circondariale di Pescara lo scorso 10 febbraio – spiega il deputato dem – e ho parlato con i rappresentanti sindacali degli agenti, che mi hanno descritto un quadro critico: ci sono 360 detenuti in una struttura che da regolamento ne dovrebbe contenere al massimo 278, una sezione psichiatrica satura che costringe la direzione a far convivere i reclusi ordinari con quelli che presentano problemi mentali, e personale con una media di ferie residue di tre anni. Si tratta di una situazione esplosiva, bisogna agire con speditezza”.