Fa ancora discutere il taglio dei pini in via Italica, a Pescara. Secondo la consigliera Caterina Artese il Comune soffre di “alberofobia”
La consigliera comunale ha inviato una nota nella quale afferma che “negli uffici della Provincia e del Comune impera la cultura della pericolosità dell’albero”.
<I tecnici e i funzionari – scrive la Artese – vogliono la cosidetta “pezza d’appoggio”, ovvero chi firmi per loro sollevandoli da qualsiasi responsabilità. Tutti noi sappiamo che gli alberi sono organismi viventi complessi che svolgono in città importanti e insostituibili funzioni che aumentano il benessere e la salute pubblica. Gli alberi da sempre sono luoghi di ricreazione, con la loro bellezza contribuiscono alla costituzione di un peculiare paesaggio che si traduce in un valore aggiunto per il mercato immobiliare, purificano l’aria dall’inquinamento, mitigano le escursioni termiche, evitano i danni delle piogge intense, aumentano la biodiversità naturale, riducono l’effetto serra, creano circolazione d’aria e tanti altri servizi ecosistemici utili e pregevoli.
Gli alberi non cadono, la probabilità che un albero cada è “una su un milione” come ci ha riferito il funzionario comunale in Commissione Ambiente. Aggiungo che si applica in modo non corretto il metodo di valutazione fitostatica, che ha come obiettivo ultimo quello di salvare l’albero e considerare l’abbattimento come inevitabile soluzione dopo aver valutato tutte le possibili alternative, approfondendo le analisi tecniche con strumenti per dimostrare il danno con valutazioni oggettive e approfondite, proponendo eventuali cure e solo quando non vi sono altre alternative proporre l’abbattimento. Invece si procede applicando il metodo in modo contrario. Qualcuno si farebbe operare senza una ecografia, radiografia o analisi? Addirittura qui si decreta la morte senza dimostrare oggettivamente la patologia. Gli alberi non valgono nulla? O peggio siamo di fronte ad una ammissione di onnipotenza umana, una visone antropocentrica che vanifica la scuola e la cultura forestale, di cui l’Italia è stata una delle maggiori rappresentanti europee.
Mentre tagliavano i nobili alberi di via Italica un cittadino è stato denunciato per interruzione e resistenza a pubblico servizio e altrettanto grave per me è stato andare sul posto e trovare un bimbo che piangeva, che mi ha detto “ma non puoi fare qualcosa per salvarli?”. Mi vergogno della mia impotenza come cittadina, come forestale e come consigliera. Mi vergogno del fatto che il taglio è stato sospeso non perché i Pini non meritassero di essere abbattuti, ma per una svista procedurale. Gli uffici di Pescara non sapevano che l’edificio ospitasse sia un istituto superiore, di competenza provinciale, che una scuola di grado inferiore di competenza comunale.
C’è bisogno di dare il giusto valore, concreto e reale, a quel che rimane del patrimonio arboreo di Pescara, con meno parole e più fatti. Mi raccontano che decenni fa c’era più rispetto per il patrimonio arboreo e prima di fare abbattimenti o progetti sul Verde Urbano veniva riunita in modo informale una consulta, efficiente, costituita da un fitopatologo dell’ARTA, un rappresentante del corpo forestale e uno del mondo scientifico che indirizzavano l’operato dei tecnici comunali. Oggi non si riesce a ricreare un gruppo di esperti né per il Verde Urbano e neppure per la Riserva Naturale Regionale Pineta Dannunziana, ormai agonizzante.
Non possiamo più permetterci casi alberofobici come questo di via Italica se vogliamo vivere bene a Pescara, nella nostra “città giardino”>.