All’auditorium Petruzzi di Pescara un convegno dell’Ipra per celebrare i 30 anni della nascita dell’Istituto di Psicologia relazionale abruzzese
Tra i relatori il professor Luigi Cancrini, fondatore del Centro studi di terapia familiare e relazionale di Roma, che, commentando i recenti fatti di cronaca di Verona, ha parlato di “corto circuito delle emozioni”.
La strage di Castel d’Azzano, la morte senza un motivo della 23enne ucraina su una metro americana, accoltellata da un passeggero senza fissa dimora, i costanti femminicidi come quello recente della 29enne Pamela Genini, al centro delle cronache, sono troppo spesso il racconto di cortocircuiti emozionali e dell’incapacità degli individui di gestire situazioni complicate.
È questa la chiave di lettura fornita dal professor Luigi Cancrini, psichiatra e psicoterapeuta di fama internazionale, fondatore del Centro studi di terapia familiare e relazionale di Roma, che oggi è stato il protagonista tra i relatori del convegno organizzato all’auditorium Petruzzi di Pescara in occasione dei 30 anni dell’Ipra, l’Istituto di Psicologia relazionale abruzzese.
Professor Cancrini, la nostra salute mentale sta peggiorando o se ne parla semplicemente di più perché siamo costantemente iperconnessi?
«No, non stiamo peggio, è solo che se ne parla di più. I fatti al centro della cronaca raccontano di un cortocircuito delle emozioni e dell’incapacità di gestione delle stesse. Quel che è accaduto a Verona e il recente femminicidio della 29enne ci parlano del muro di silenzio che c’è tra le persone che soffrono e il resto del mondo. Credo che abbattere questo numero di silenzio potrebbe essere la prevenzione migliore.»
Tante le tematiche affrontate dai relatori nelle varie sessioni della giornata di studi, come spiega Gabriella Monti, vicepresidente dell’Ipra: «Il disagio giovanile sarà una delle problematiche che approfondiremo maggiormente, insieme alla violenza di genere, alle dipendenze e ai problemi relazionali all’interno delle coppie».
