Il presidente dell’associazione Carrozzine determinate Claudio Ferrante porta il progetto “Sentinelle di civiltà e felicità” all’istituto Tito Acerbo di Pescara
Tre giorni per sviluppare il progetto “Sentinelle di Civiltà e Felicità” all’interno dell’istituto Tito Acerbo di Pescara grazie alla collaborazione tra Caludio Ferrante e la preside Daniela Bianco.
<Ognuno di noi- ha detto la dirigente dell’Istituto Tito Acerbo di Pescara Daniela Bianco – deve rendere la propria vita un’opera d’arte dipingendola con i propri colori personali arricchiti dai colori degli altri. Come Istituto Tito Acerbo, siamo onorati di aver portato il colore del progetto “Sentinelle di Civiltà e Felicità” del cavaliere Claudio Ferrante con l’avvocato Mariangela Cilli all’interno della scuola per i nostri ragazzi e di avere abbracciato questa straordinaria iniziativa. Come dirigente mi ripropongo di esserne portavoce anche per il prossimo anno scolastico>.
Oggi si “diplomeranno” sentinelle tutti gli studenti delle classi 2BTUR, 1CCAT, 1BAFM e 1EAFM che, accompagnati dai professori Messina, Rapino, lannaccone, Remigio, Tornimbeni, Mantini, Proietto, Epifani, Di Eugenio e Di Donato, hanno partecipato con entusiasmo al progetto di Ferrante.
Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione tra l’Istituto e alcuni sponsor che credono fermamente nel tema dell’inclusione scolastica degli alunni con disabilità.
Gli studenti sono stati condotti da Ferrante prima in un’analisi introspettiva sulla felicità, poi sono stati invitati a riflettere sull’empatia, sul pregiudizio, sull’inclusione e sulla diversità.
Barriere culturali e barriere architettoniche sono state al centro di un ampio dibattito che ha visto i ragazzi, brillanti ed interessati, capaci di grandi e profonde riflessioni.
I diritti umani, la discriminazione e la convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità sono stati al centro dell’approfondimento con l’avvocato Cilli, seguito dalla passeggiata empatica in carrozzina per comprendere come la disabilità non sia una malattia, ma una condizione di vita in un ambiente sfavorevole.
Al termine della passeggiata in carrozzina, dopo aver scoperto che le barriere possono essere anche create dai loro comportamenti errati nel parcheggiare auto o bici nel cortile della scuola, i ragazzi hanno giocato a pallavolo tutti insieme, seduti in carrozzina e non, per dimostrare come lo sport sia davvero inclusivo solo promuovendo la coesione sociale e la parità di partecipazione.
Dopo le esperienze vissute, gli studenti dell’Acerbo sono stati chiamati ad esprimere le proprie sensazioni ed emozioni.
<È un’esperienza che mi ha colpito profondamente e sicuramente non dimenticherò mai, mi ha lasciato qualcosa nel cuore, ha cambiato il mondo in cui io vedo le cose intorno a me. Prima di questo progetto non avevo mai fatto caso a tutte le barriere che ci circondano ora mi rendo anche conto che anche io posso fare qualcosa anche solo essendo più attenta parlandone, facendo in modo che questi argomenti non passino inosservati.
Questo progetto mi ha fatto anche capire quanto le parole possano pesare e quanto sia fondamentale usare il linguaggio con attenzione. Spero che sempre più ragazzi e ragazze possano partecipare a questo percorso perché ti cambia davvero dentro e oggi posso dire anch’io voglio essere nel mio piccolo una sentinella di civiltà e felicità> scrive Diana Georgiana della 1B.
Le fa eco Gioia della 2 B:
<Questo progetto è stato una vera e propria lezione di vita, in più di un momento mi sono commossa tantissimo. Il momento dell’abbraccio è stato davvero liberatorio. Ora capisco tutte le difficoltà che provano Claudio e il mio migliore amico e compagno di classe che è in carrozzina. Grazie a questo emozionante esperienza ho compreso il vero valore della vita e il fatto che bisogna vivere ogni giorno intensamente come se davvero fosse l’ultimo>.
Anche Samuele, alunno della 1 C, è sulla stessa linea delle sue compagne:
<Devo dire che non mi sarei mai aspettato un corso così profondo sull’argomento della disabilità, ho avuto una luce che mi ha aperto gli occhi, non avevo mai riflettuto sul fatto che dire parole legate alla disabilità non offenda tanto chi tali parole le riceve ma chi invece davvero vive una condizione di disabilità con conseguenze a volte devastanti. Le parole sono l’arma più potente del mondo! Ho imparato che siamo tutti abili o disabili in qualcosa e scoperto che la mia città non è così inclusiva come mi aspettassi, ma è piena di barriere architettoniche, di persone che occupano i parcheggi riservati alle persone con disabilità senza averne diritto o parcheggiano sulle rampe o mettono bici in mezzo al marciapiede. La vita in carrozzina è molto complicata. Posso dire di aver compreso perfettamente l’importanza di rispettare le persone con disabilità e sono sicuro che non lo scorderò mai>.
