Pescara: dopo l’ispezione sindacale in carcere richieste al Governo

“È inutile girarci attorno e sprecare chiacchiere inutilmente. Il carcere di Pescara va ricostruito e con gli standard previsti dai regolamenti attuali. Vorrebbero impegnare somme per riattare il reparto distrutto dalla rivolta ma sarebbe come sprecare soldi inutilmente”. Così il segretario nazionale del Cnpp-spp Mauro Nardella dopo la visita al carcere di Pescara

“Quello che ho visto, insieme ai miei collaboratori Di Muzio, Corradi e Capitano, è ciò che ho osservato due mesi fa. Struttura fatiscente, sovraffollamento, eccessiva presenza di soggetti psichiatrici, non si sa quanti tossicodipendenti e troppi pochi agenti a disposizione per assicurare ordine e disciplina. A fronte di 400 detenuti presenti su 279 posti regolamentari previsti, contiamo 6 ispettori, 6 sovrintendenti e ben 30 appartenenti al ruolo agenti in meno rispetto a quelli previsti dalle piante organiche impostate sul numero regolamentare di detenuti. Piante organiche da noi mai condivise poiché difettano in numero di almeno un terzo rispetto a quello disegnato dai parametri ministeriali.
Un aumento numero di ristretti significa maggiori servizi da effettuare ( traduzioni, piantonamenti…), molti più diritti soggettivi da assicurare ai detenuti (colloqui, telefonate, acquisti, visite mediche) e che scadono spesso in forme di assoluta strumentalizzazione da parte dei detenuti per il ritardo che inevitabilmente si accumula proprio per l’over job che si viene a creare. E con tutto ciò che ne deriva in termini di numero di eventi critici. Tutte situazioni che il Governo, nella fattispecie il ministro della Giustizia, aveva detto che avrebbe affrontato e risolto ma che ad oggi sono davvero rimaste palo e non solo a Pescara. L’amministrazione sta provando a dirimere la questione con il varo di una circolare che da ieri gira per gli istituti di pena esortando tutte le aree a collaborare con una maggiore presenza nei luoghi detentivi ma che, proprio per l’esiguità di personale, non potrebbe fare altro che rappresentare il più classico dei pannicelli caldi”.

Il segretario nazionale del Cnpp-Spp, al termine della visita ispettiva, ha anche raccontato un episodio che si aggiunge ai tanti registrati al San Donato:

“È stata sventata una nuova possibile rivolta all’interno del carcere di San Donato a Pescara, dove già a febbraio scorso si era verificato un episodio simile: a evitare il peggio è stato l’intervento di un agente di polizia penitenziaria che ha scoperto quattro detenuti intenti a organizzare e pianificare l’azione”.

Nardella estendo, poi, la sua analisi a Vasto, Sulmona, Teramo: una analisi, la sua, impietosa del sistema carcerario abruzzese.

“A Vasto, ad esempio, vorrebbero aprire ad altri 50 detenuti senza i previsti sistemi d’allarme, senza la possibilità di utilizzo di aree di raccolta in caso di calamità naturali come può esserlo il campo sportivo, senza la predisposizione di servizi volti a soddisfare adeguatamente l’esigenza amministrativa in materia di garanzia dei diritti del personale e dei detenuti. Nulla ci sta insegnando il carcere di Sulmona che come ampiamente previsto sta collassando se non addirittura lo è già a seguito dell’apertura del nuovo padiglione? Cosa dire poi di Teramo, carcere campione mondiale di aggressioni subite dal personale?
L’unica cosa che vedo di diverso, girando gli istituti di pena, sono i volti sempre più oscurati del personale e un aumento vertiginoso del ricorso al provvedimento disciplinare, autentica benzina sul fuoco per chi già è scottato da un lavoro altamente usurante “.

” Il fallimento della politica penitenziaria italiana la si vede dalle REMS che non funzionano ( 700 posti attivati su 2000 soggetti psichiatrici in odore di detenzione); nell’indisponibilità di posti per un numero di detenuti che cresce al ritmo di 200 al mese, tanti quanti ne potrebbe cioè ospitare un penitenziario di media grandezza il che sarebbe come dire che di carceri nuove ce ne vorrebbe uno al mese; nell’incapacità che si ha di tirare fuori i tossicodipendenti, autentiche bombe ad orologeria pronte ad esplodere stante anche le falle del sistema che favorisce l’ingresso comunque di stupefacenti ( non solo droghe leggere) che da un lato impedisce lo stop all’uso di sostanze da parte di questi ultimi, dall’altro favorisce un continuum criminale attraverso lo spaccio interno che è notorio prodursi favorito proprio dalla scarsa presenza di uomini e mezzi”.

“Stiamo aspettando con ansia l’attivazione del centro unico per i ricoveri dei detenuti all’ospedale di Teramo che l’ASL ha già individuato quale sede ma che per funzionare avrà bisogno dell’attivazione di un protocollo d’intesa con l’amministrazione penitenziaria. Questo potrebbe essere un modo preciso e puntuale per razionalizzare uomini e anche soldi, ovvero recuperare forze da utilizzare in carcere.
Al momento è tutto fermo se non il numero di detenuti in costante crescita. A metà novembre dovrebbero arrivare sulla carta 20 agenti. Diciamo sulla carta perché agli stessi andranno sottratti quelli in procinto di andare in pensione, coloro i quali saranno impegnati in altri ambiti extra carcerario come il Nic, Nir, Gir, Gio, Gom, Uiepe, DAP, Prap e anche qualcuno che chissà non sopporta più fare questo lavoro.
Insomma la situazione non è grave, lo è di più. All’amministrazione chiediamo un maggiore impegno e magari la revisione di alcune circolari organizzative con maggiori contributi restauratori per il personale e meno procedimenti disciplinari. Ai membri del Governo chiediamo di fare quello che semplicemente da tempo vanno dicendo e cioè deflazionare le carceri dall’eccessiva numero di psichiatrici e tossicodipendenti oltre che del rimpatrio dei detenuti stranieri; l’aumento reale del numero di agenti (sinora su 18.000 mancanti ne hanno recuperato solo 400). E per finire, la costruzione di nuovi e più efficienti strutture: insomma il rispetto dell’articolo 27, comma 3 della Costituzione”.

Barbara Orsini: