Pescara, al via la 50^ Stagione della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara”

Geppy Gleijeses, Marisa Laurito e Benedetto Casillo aprono la cinquantacinquesima Stagione Teatrale della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” con la “Gold Edition” di “Così parlò Bellavista” di Luciano De Crescenzo. Lo spettacolo si terrà al Teatro Circus di Pescara, in tre repliche, martedì 19  e mercoledì 20 ottobre 2021.

Domani Martedì 19 ottobre e mercoledì 20 ottobre 2021, saranno Geppy Gleijeses, Marisa Laurito e Benedetto Casillo ad aprire la cinquantacinquesima Stagione Teatrale della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” con la “Gold Edition” di “Così parlò Bellavista“, riduzione teatrale del celeberrimo film di Luciano De Crescenzo.

Gli spettacoli si terranno al Teatro Circus di Pescara: la prima replica serale è in programma martedì 19 ottobre con inizio alle ore 21; la replica pomeridiana è prevista per le 17 di mercoledì 20, mentre la seconda replica serale avrà luogo mercoledì 20 ottobre alle 21. Il biglietto di ingresso per lo spettacolo costa 30€ per le Poltronissime e 25€ per le Poltrone (per i soci della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara”, i biglietti costano, rispettivamente, 25€ e 22€).

«”Che cos’è Luciano De Crescenzo?” è la domanda più pertinente, non “chi è?”» Con questo cambiamento di prospettiva, Geppy Gleijeses presenta la “Gold Edition” di “Così parlò Bellavista” portata sul palcoscenico insieme a Marisa Laurito e Benedetto Casillo. «Luciano De Crescenzo, prosgeue il regista ed attore, Una strana e anomala figura nel mondo della letteratura, della filosofia, del cinema, della poesia; una figura che ha avuto ed ha troppo successo per essere perdonata. Eppure lui, già nella prefazione alla prima edizione di “Così parlò Bellavista”, forse presago dell’anatema di certa “intellighenzia”, così scriveva: “Guai a parlare di mare, di sole, e di cuore napoletano! Cominciando da Malaparte e finendo a Luigi Compagnone, Anna Maria Ortese, Domenico Rea, Raffaele La Capria, Vittorio Viviani e compagnia cantando, il desiderio di togliere il trucco con il quale per tanti anni era stato imbellettato il volto della nostra città ha fatto sì che insieme ai cosmetici è stata tolta forse anche la pelle del viso di un popolo che, pur senza mandolini e chitarre continuava in ogni caso ad avere una propria fisionomia caratteristica”. Quanto sono vere queste parole e quanto poco gli sono state perdonate!»

Luciano De Crescenzo è stato non solo un divulgatore ma anche un filosofo sui generis, un poeta, un romanziere, un regista, uno sceneggiatore, un umorista, un attore e tanto altro ancora. Se il ricordo della versione cinematografica di “Così parlò Bellavista” è indelebile e forse intangibile nella memoria del pubblico italiano e, soprattutto, in particolar modo, nel pubblico napoletano, «c’era un solo modo limpido e affascinante per portarlo in teatro, prosegue il regista: distaccarsi dal film e creare un’opera autonoma, specificamente teatrale. E così nell’adattamento ci sono varie citazioni del romanzo, come ad esempio il secondo “cenacolo” che si conclude con un concetto poetico e geniale, degno del miglior Salvatore Di Giacomo. Parlando delle case di Napoli legate l’una all’altra dalle corde tese da palazzo a palazzo per stendere i panni ad asciugare, scrive così: “Immaginate per un momento che il Padreterno volesse portarsi in cielo una casa di Napoli. Con sua grande meraviglia si accorgerebbe che piano piano tutte le altre case di Napoli, come se fossero un enorme Gran pavese, se ne verrebbero dietro alla prima, una dietro l’altra, case, corde e panni, canzone ‘e femmene e allucche ‘e guagliune…”»

L’adattamento teatrale non ripercorre in maniera pedissequa la trama del  film. Sono necessari codici di comunicazione molto diversi tra cinema e teatro e sono diversi le interazioni e le reazioni tra gli attori e tra questi e il pubblico. Lo spazio scenico ritrae il Palazzo dello Spagnolo, con i suoi incroci di scale e le sue prospettive, un vero e proprio luogo della mente,  in cui si svolge tutto il racconto, con il cenacolo, il tavolo dei pomodori, la trattoria, il negozio di arredi sacri e via dicendo. Un percorso artistico che Geppy Gleijeses compie con attori straordinari come Marisa Laurito, deliziosa interprete che è stata la migliore amica di Luciano De Crescenzo (a questo fatto ci tiene assai!) e Benedetto Casillo, mitico Salvatore vice sostituto portiere. Un percorso arricchito poi dalla scenografia realizzata da Roberto Crea e dalle musiche, in parte originali e in parte nuove, del maestro Claudio Mattone.

Lo spettacolo è ambientato negli stessi anni del film e, in realtà, si adegua alla contemporaneità senza dover modificare nemmeno una battuta. Come insegna Luciano De Crescenzo: «Napoli, con il suo spirito d’adattamento, è forse l’ultima speranza che ha il genere umano per sopravvivere». I sentimenti dell’umanità, quelli veri, quelli che De Crescenzo ha descritto, non sono cambiati e non cambieranno mai.

Il secondo appuntamento con la cinquantacinquesima Stagione Teatrale della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” di Pescara sarà per lunedì 29 e martedì 30 novembre 2021: Emilio Solfrizzi sarà il protagonista di un grande classico del teatro, vale a dire “Il Malato Immaginario” di Molière, per la regia di Guglielmo Ferro.

La stagione artistica della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” è accompagnata dal supporto del Main Partner Fondazione PescarAbruzzo e dell’Istituto Acustico Maico.

Nella sezione “Press Area” del sito della Società del Teatro e della Musica “Luigi Barbara” (socteatromusica.it/press-area-2021-2022) sono disponibili tutte le foto in alta risoluzione degli artisti presenti nel cartellone.

 

Fabio Lussoso: