Perugia, appello bis tragedia di Rigopiano: per il sostituto procuratore fu caos totale. Chiesta conferma condanne per due funzionari della Provincia
La prima udienza si è tenuta a Perugia il 10 novembre, una mattinata esclusivamente dedicata alla relazione delle motivazioni della sentenza di Cassazione che ha richiamato in giudizio sei funzionari per la mancata applicazione della Carta Localizzazione Pericolo Valanghe. Calendarizzate quindi le successive udienze a partire da quella di oggi, 17 novembre, per la requisitoria del Sostituto Procuratore fino al 4 dicembre.
Il processo è stato disposto dalla Cassazione che lo scorso 3 dicembre ha parzialmente accolto l’impianto accusatorio della Procura generale, in riforma a quelle che erano state le sentenze di primo e secondo grado. L’appello bis riguarda dieci imputati, dei quali sei tra funzionari e dirigenti pubblici (Provincia e Regione) accusati di disastro colposo e assolti nei primi due gradi di giudizio. Gli altri quattro imputati, tra cui l’ex sindaco di Farindola, sono accusati di omicidio colposo.
Il disastro colposo è l’unico reato rimasto dopo che l’omicidio colposo plurimo è caduto in prescrizione. Tra gli imputati rimasti a processo figurano i due della Provincia, Paolo D’Incecco (dirigente poi passato alla Regione) e Mauro Di Blasio (funzionario all’epoca dei fatti responsabile della viabilità), il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta e il tecnico dello stesso Comune, Enrico Colangeli. Le condanne vennero annullate dalla Cassazione che confermò soltanto quelle dell’ex Prefetto di Pescara, Francesco Provolo, e del suo vice Leonardo Bianco, ma solo per il reato di falso.
Un momento sostanziale della giornata di oggi riguarda la posizione dei due funzionari D’Incecco e Di Blasio: secondo il sostituto procuratore Berlucchi i reati non sono affatto prescritti. Va invece confermata la condanna inflitta in primo grado in quanto i due non assunsero quelle che avrebbero dovuto essere loro responsabilità per salvare delle vite.
Berlucchi ha chiesto la conferma della condanna per i due tecnici della Provincia di Pescara Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio durante la sua requisitoria.
Il sostituto procuratore generale di Perugia ha descritto la gestione dell’emergenza neve, nelle ore e nei giorni precedenti alla valanga di Rigopiano, parlando di “superficialità” e di un “caos totale in cui nessuno sapeva chi comandava”. Al centro delle contestazioni, la questione della turbina
spazzaneve, fondamentale per la percorribilità della strada provinciale che conduceva all’hotel.
“La turbina – ha ricordato il pg – si rompe il 6 gennaio, il 7 viene portata dal meccanico, e poi non si fa nulla. È stato scelto per disinteressarsi e affrontare le condizioni atmosferiche senza la turbina”. Per il sostituto procuratore generale “era possibile e anche dovuto ipotizzare quanto poteva accadere e occorreva provvedere alla messa in sicurezza. Cosa che doveva essere fatta – ha aggiunto – perché lo sapevano tutti che sarebbe venuta giù l’ira di Dio: era scritto su tutti i bollettini”.
Secondo l’accusa, già il 17 gennaio 2017, e non solo poche ore prima della tragedia, la situazione meteorologica era “chiarissima” e avrebbe imposto “interventi immediati”, come la chiusura della strada per impedire agli ospiti di raggiungere la struttura e, soprattutto, la sua riapertura tempestiva la mattina del 18 gennaio, quando i clienti dell’hotel tentarono invano di mettersi in salvo.
L’appello bis riguarda la tragedia che il 18 gennaio 2017 portò alla morte di 29 persone, dopo che una valanga travolse l’hotel Rigopiano di Farindola.
Il nuovo processo riguarda dieci imputati dopo che la Suprema Corte ha rinviato varie posizioni a Perugia. Oltre ad aver confermato la condanna per falso dell’allora prefetto di Pescara, Francesco Provolo, la Cassazione aveva infatti annullato le condanne dell’ex sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, di un tecnico comunale e dei due tecnici provinciali, rimandando le rispettive posizioni a nuovo giudizio. Appello bis anche per i sei dipendenti del servizio di Protezione civile regionale, assolti in primo e secondo grado dalle accuse di disastro, lesioni e omicidio colposi.
“Posso esprimere tutto il mio apprezzamento per le parole del procuratore perché finalmente è stata ristabilita la verità su quelle che sono state le responsabilità dei due funzionari della Provincia, oltre che della Provincia stessa”: così commenta Rossella Del Rosso la lunga requisitoria del sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Perugia Paolo Berlucchi.
La sorella del gestore dell’hotel Roberto Del Rosso, che fu tra le 29 vittime del crollo della struttura, si riferisce “in particolare alla sostituzione della turbina che era in dotazione del Comparto Nord, da Alanno a Scafa, e della quale i funzionari non si sono affatto interessati. Non solo, ma si sono ben guardati da avvisare la Prefettura di Pescara che la mattina del 18 non sapeva come stava la situazione. Mio fratello ha fatto tutto il possibile per salvare gli ospiti del suo hotel, ma nessuno gli ha dato ascolto”.
Il sostituto procuratore generale di Perugia, durante la sua requisitoria, ha chiesto la conferma delle condanne decise con la sentenza di secondo grado per l’ex sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, e per il tecnico comunale Enrico Colangeli.
In primo e secondo grado a Lacchetta erano stati inflitti due anni e 8 mesi. La Cassazione aveva annullato con rinvio la sua condanna (per omicidio colposo e lesioni colpose) e disposto che
la sua posizione fosse rivalutata in appello a Perugia.
Colangeli è stato invece assolto in primo grado e condannato a 2 anni e 8 mesi per omicidio colposo e lesioni plurime in secondo grado.
Il sostituto procuratore generale oggi in aula ha sostenuto che l’ex sindaco Lacchetta, secondo la legge e le linee guida regionali per piani comunali di emergenza, aveva “obblighi e poteri” per intervenire, viste le condizioni, sia per quanto riguarda la chiusura e lo sgombro della struttura ricettiva sia per chiudere la strada che porta all’albergo.
Il pg, infine, ha toccato il tema della prescrizione sostenendo che, in base alle varie norme e riforme che si sono susseguite nel tempo, alcuni reati, come quello di omicidio colposo aggravato, non sarebbero attualmente prescritti.
L’udienza è stata quindi rinviata a giovedì prossimo per completare la requisitoria del sostituto procuratore generale e procedere eventualmente con le parti civili.
