Per il PD l’Abruzzo è a rischio di default sanitario

Il Partito democratico non usa mezzi termini: la gestione Marsilio è fallimentare, l’Abruzzo è sempre più a rischio di default sanitario

Il deputato abruzzese Luciano D’Alfonso (Pd), parla di “rischio di default sanitario in Abruzzo”. Parole simili arrivano dal capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, secondo cui “la
disperata richiesta del presidente Marsilio al governo Meloni per evitare il default della Regione Abruzzo è la fotografia più nitida e impietosa del fallimento totale della destra nella gestione della sanità e dei conti pubblici.

“Dopo anni di trionfalismi, annunci roboanti, propaganda e bugie – afferma il capogrupppo Paolucci – oggi emerge ciò che abbiamo denunciato per tempo e da anni: che lo sfascio della sanità avrebbe travolto la stabilità finanziaria e messo a rischio oltre al diritto alla salute degli abruzzesi, anche tutto il resto del bilancio regionale. Il buco da 126 milioni di euro, che ora Marsilio tenta di nascondere chiedendo una deroga al governo amico, non è piovuto dal cielo. Oggi siamo arrivati al punto che la Regione Abruzzo non riesce neppure a presentare il bilancio senza chiedere a Roma un salvagente politico. E questo perché nel 2026 si parte già con 126 milioni da accantonare”.

Questi invece alcuni passaggi contenuti nella nota inviata da Luciano D’Alfonso:

“Concedere una deroga all’accantonamento di quel debito, che rappresenta il biglietto d’ingresso per un commissario straordinario, non salverà l’Abruzzo e i suoi conti. Sarebbe funzionalmente utile solo per permettere al Governatore di intervenire senza fardelli ingombranti alle prossime amministrative a Chieti, di partecipare al dibattito che si aprirà su Pescara con la prossima sentenza del Consiglio di Stato, qualunque essa sia, dunque una pezza bagnata su una fronte che brucia.

Ci rimettono gli abruzzesi, gli unici ad aver pagato i conti dell’emergenza pandemica e sismica, e che saranno chiamati a coprire anche quel buco. Ci rimettono gli abruzzesi residenti in una ‘Regione canaglia’, colpevoli di ‘curarsi troppo’ spendendo risorse pubbliche, eppure sono gli stessi che per fare una Tac, un’ecografia, una risonanza magnetica, devono aspettare due anni.

L’Abruzzo del governo marsiliese è purtroppo manchevole sotto tutti i punti di vista ed è prevedibilmente costretto a elemosinare l’ennesimo rapporto amicale romano per evitare un
commissariamento ormai non più rinviabile. – sottolinea D’Alfonso – L’Abruzzo è l’unica Regione in piano di rientro (sanitario) in cui si registra una inversione di tendenza in senso peggiorativo dei risultati d’esercizio, con compromissione degli obiettivi del Piano di rientro” afferma D’Alfonso
citando quanto scritto nel verbale della riunione congiunta del Tavolo tecnico al Mef per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Lea.

“Ha provato il governatore Marsilio, puntando sulla spiccata romanità del ‘volemose bene’, a mescolare le carte, a confondere le acque per cercare di mascherare una gestione affaticata dalla
disattenzione amministrativa. Si è fatto concedere un presunto bonus da 6milioni di euro, una tachipirina che questa volta non farà scendere la febbre causata dal batterio dell’indolenza
legislativa regionale. Aspetto di leggere l’emendamento dei senatori Liris-Sigismondi, attendo di verificare come intendono far passare quel cerotto legislativo che ha svelato quella verità che il governatore Marsilio ha smentito per mesi – dice ancora – E attendo di vedere quale posizione assumerà il Governo meloniano del rigore e della correttezza amministrativa a fronte di una regione amica ma burlona e troppo allegra che, ormai è certificato nero su bianco, ha gestito con la spensieratezza di mirandolina le casse pubbliche” conclude D’Alfonso.