Palmoli: i tre bimbi della casa nel bosco allontanati dai genitori e portati in una struttura protetta

I tre bambini della casa nel bosco di Palmoli non possono più vivere in quelle condizioni, scelte dai genitori, e sono stati accompagnati in una casa famiglia. Così il provvedimento del tribunale per i minorenni dell’Aquila: “L‘ordinanza cautelare non è fondata sul pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione, ma sul pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione”

La madre dei piccoli potrà stare con i tre bambini nella struttura protetta. Una decisione che scatenerà di certo reazioni e commenti: del resto da giorni, ossia da quando l’Abruzzo e l’Italia tutta hanno conosciuto questa storia, in migliaia hanno firmato la raccolta online a sostegno della famiglia che si era trasferita in quel bosco in provincia di Chieti. Nei giorni scorsi anche la visita della Garante dell’Infanzia della Regione.

L’ordinanza cautelare non è fondata sul pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione, ma sul pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione, articolo 2 della Costituzione, “produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore”. È quanto si legge nel provvedimento con cui il Tribunale per i minorenni di L’Aquila ha disposto la sospensione della potestà genitoriale a padre e madre che con tre figli minori, fra i 6 e gli 8 anni, vivono in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una roulotte nel bosco a Palmoli, in provincia di Chieti. Disposto anche l’allontanamento dei bambini dalla dimora familiare e il loro collocamento in una casa famiglia e nominato un tutore provvisorio dei minori, l’avvocata Maria Luisa Palladino.
Secondo il Tribunale “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere effetti significativi sullo sviluppo del bambino, che si manifestano sia in ambito scolastico che non scolastico”.
E’ necessario allontanare i minori dall’abitazione familiare, si legge ancora, “in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche ei trattamenti sanitari obbligatori per legge”. Inoltre, “l’assenza di agibilità e pertanto di sicurezza statica, anche sotto il profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell’abitazione, comporta la presunzione ex lege dell’esistenza del periodo di pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori”.

LA STORIA- Catherine Birmingham e Nathan Trevallion vivono coi loro figli in un’ex casa colonica nell’entroterra di Vasto, in provincia di Chieti. Niente acqua corrente, niente corrente elettrica se non quella prodotta dai pannelli solari, una stufa a legna per riscaldarsi e un pozzo per l’acqua. Catherine Birmingham, australiana di 45 anni, e il marito inglese Nathan Trevallion, 51enne così hanno scelto di far vivere i loro tre bambini di 8 e 6 anni.

La vicenda è finita all’attenzione della Procura dei minorenni dell’Aquila lo scorso anno quado la famiglia finì in ospedale per un’intossicazione da funghi. Un successivo controllo dei carabinieri nell’abitazione portò alla segnalazione che ha avuto come conseguenza la sospensione della potestà genitoriale, confermando comunque l’affidamento dei minori ai genitori che hanno scelto l’”un-schooling”, rifiutando l’obbligo scolastico e qualsiasi forma di controllo esterno. Sostengono che i figli stiano bene e che seguano un percorso educativo domestico, lontano da quella che definiscono una società “avvelenata”. Nelle relazioni degli operatori emersero però criticità: assenza di pediatra, isolamento sociale e condizioni abitative ritenute non idonee. I servizi sociali hanno proposto un piano minimo che prevedeva documentazione sanitaria, un alloggio adeguato e l’accesso a un centro educativo comunale. La famiglia ha rifiutato. Di qui è partita la segnalazione alla procura per i minorenni dell’Aquila che, successivamente, ha chiesto l’affidamento dei tre bambini e una limitazione della responsabilità genitoriale.

“Non si tratta di un caso di violenza o degrado – spiega l’avvocato Giovanni Angelucci, che difende la coppia -, ma di una famiglia economicamente indipendente che ha scelto uno stile di vita alternativo, spinta da un ideale di libertà e rispetto per la natura”.

La coppia ha sempre respinto le accuse raccontando e mostrando la loro quotidianità: giornate all’aperto, animali da accudire, documentari sullo smartphone una volta a settimana. “I bambini sono sereni, in ottima salute e seguiti da una pediatra – raccontava la madre -. Li portiamo al parco, conoscono altri bambini. Non viviamo isolati”. Catherine, ex istruttrice di equitazione, ora si dedica a consulenze spirituali online attraverso il suo sito web.
Nathan, invece, racconta di un passato da artigiano del legno e di un incidente che gli ha cambiato la vita: “In ospedale ho capito che volevo vivere diversamente, più vicino alla terra”. “Dopo aver acquistato la casa nei boschi limitrofi di Palmoli, abbiamo installato dei pannelli solari per l’energia elettrica, prendiamo l’acqua dal pozzo e per riscaldarci abbiamo il camino. Non viviamo isolati nei boschi, ma facciamo la spesa al supermercato una volta a settimana nella vicina San Salvo”, aggiunge Catherine.

 

Barbara Orsini: