Orso bruno marsicano investito e ucciso sulla Sora-Avezzano

Un orso bruno marsicano è morto ieri sera dopo essere stato investito sulla strada statale Sora-Avezzano. Intanto è tornata in natura l’orsetta Nina

Un altro orso bruno marsicano è stato investito e ucciso su una strada dell’Abruzzo. È accaduto ieri sulla statale Sora-Avezzano, detta superstrada del Liri. L’esemplare investito aveva un’età compresa tra i 4 e i 6 anni e pesava oltre 150 chili. È probabile che l’orso sia morto sul colpo a causa del trauma subito. A darne notizia è il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
L’incidente è avvenuto intorno alle 22 nei pressi dell’uscita Le Rosce, al chilometro 27, in un’area esterna sia al Parco sia
all’area contigua. Alla guida dell’auto che ha investito l’orso c’era una ragazza del posto, poi tamponata da un’altra vettura. I conducenti hanno chiamato il 112 e atteso l’arrivo dei soccorsi.

Sul posto, nei pressi di San Vincenzo Valle Roveto, è intervenuta l’équipe del Parco, allertata dalla centrale operativa dei carabinieri di Tagliacozzo. La veterinaria ha certificato il decesso dell’animale, verosimilmente causato da un trauma cranico. La carcassa è stata rimossa e trasferita presso la sede del Parco a Pescasseroli, da dove sarà successivamente inviata all’Istituto zooprofilattico di Teramo per la necroscopia e gli accertamenti del caso.

Sulla dinamica dell’incidente, che ha coinvolto almeno due veicoli, indagano i carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo.
Non si registrano feriti gravi; uno dei conducenti ha riportato un trauma a una spalla ed è stato accompagnato in ospedale per accertamenti.

Il Parco è stato interessato dalla Centrale Operativa dei Carabinieri di Tagliacozzo che, in assenza di altri veterinari, hanno fatto ricorso all’equipe del Parco.
“È un episodio che si aggiunge a una serie già lunga e che, ancora una volta, richiama la complessità della convivenza tra fauna selvatica, infrastrutture (strade, superstrade e autostrade) e territori abitati. Una complessità che difficilmente può essere compressa in risposte semplici o immediate che non sempre riescono a raccontare tutti gli aspetti della realtà” si legge nel post pubblicato nella notte dal Parco Nazionale.
Nei commenti al post si ricordano anche i corridoi faunistici e i ponti che si potrebbero realizzare per offrire un percorso più sicuro agli orsi marsicani e , nello stesso tempo, anche agli automobilisti:
“La superstrada – scrive un follower del Parco – è ricchissima di gallerie e ponti che fungerebbero da corridoi faunistici se solo ci fossero adeguate recinzioni. Invece sono pressoché inesistenti. Conosco quella strada come le mie tasche e ahimè è una pista da competizione. Il limite è di 70 ma se non vai almeno a 90 ti suonano, ti insultano e ti passano addosso. Inoltre è trafficatissima non sono da vetture ma soprattutto da traffico pesante con gli ortaggi che da Avezzano vanno verso Napoli e a scendere è poi pericolosa che a salire, tutti sparati come missili…”

La morte di questo orso bruno marsicano arriva a pochi giorni dal ritorno alla Nature dell’orsetta Nina, trovata senza madre a maggio nel versante molisano del Parco.

Infatti nei giorni scorsi il personale del Servizio Scientifico e Veterinario del Parco, insieme al Servizio di Sorveglianza, ha curato il delicato ritorno in Natura dell’orsa Nina.

Prima del rilascio, Nina era stata sottoposta a un’attenta visita sanitaria, come previsto dalle “Linee guida per il rilascio in natura di cuccioli di orso bruno marsicano”, a garanzia della sua salute e delle migliori possibilità di adattamento in ambiente naturale.

Già da alcune settimane si era provveduto a ridurre l’alimentazione dell’orsetta e Nina trascorreva sempre più tempo in tana, segnali evidenti di un metabolismo in rallentamento e dell’avvicinarsi dell’ibernazione. Per questo, anche alla luce di numerose variabili — spesso complesse e non sempre prevedibili, come le condizioni climatiche e le caratteristiche dei siti di rilascio — si è ritenuto che fosse il momento giusto per il suo ritorno in libertà.

I siti di rilascio sono stati individuati sulla base di criteri oggettivi e accurati: nel cuore del Parco, la presenza di potenziali aree di svernamento, una bassa densità umana, e non ultimo per importanza, la distanza dai centri abitati e dalle attività antropiche.

Secondo gli esperti, la scelta del momento e del luogo del rilascio dipendeva soprattutto dal peso e dal comportamento dell’orsetta. Da questo punto di vista, Nina ha raggiunto un traguardo importante: con i suoi 38 kg, le condizioni per affrontare l’inverno sono state ritenute adeguate.

L’operazione di rilascio si è svolta con la massima cura e riservatezza, per imprescindibili motivi di sicurezza. La stessa discrezione accompagnerà ora il monitoraggio di Nina, che è stata dotata di un radiocollare GSM.

Il Direttore del Parco, che ha seguito direttamente tutte le fasi dell’operazione, ha voluto ringraziare i tecnici per il lavoro svolto nella crescita e nella cura dell’orsetta, così come per l’intervento di rilascio, realizzato con successo anche grazie al supporto del Servizio di Sorveglianza.

“Ora inizia la parte più delicata — ha aggiunto — monitorarla a distanza e sperare con tutte le forze che Nina riesca a vivere libera, nel suo ambiente naturale e a contribuire alla sopravvivenza della sua specie».

Statisticamente non tutti i rilasci hanno esito positivo, come dimostrano le decine di casi in giro per l’Europa e il Nordamerica. Ma nella consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per sostenere Nina nel suo percorso di crescita, l’augurio è che la sua storia possa continuare, libera in Natura”.

Marina Moretti: