Femminicidio Lettomanoppello: il killer voleva uccidere anche il nipote 12enne

“Vi uccido tutti”. Questo gridava Antonio Mancini ieri sera in strada a Lettomanoppello, nel Pescarese, mentre estraeva la pistola e sparava contro la ex moglie. E’ accusato anche di tentato omicidio del nipote 12enne

La contestazione provvisoria per omicidio aggravato ricostruisce quanto accaduto per le strade del piccolo comune a due passi dal capoluogo adriatico. “Dopo aver minacciato la moglie con frasi del tipo ‘vi uccido tutti'”, l’uomo, con precedenti penali, ha sparato “con una pistola semiautomatica un colpo verso di lei” e “ne cagionava la morte”. Mentre si attende l’esito dell’autopsia sul corpo della donna, la 66enne Cleria Mancini, sembra che il colpo letale sia stato uno. Mancini, subito dopo i fatti si è dato alla fuga e, in carrozzina elettrica, ha raggiunto un bar di Turrivalignani, paese a pochi chilometri di distanza, barricandosi all’interno del locale. All’esterno dell’attività è stato poi bloccato e
arrestato dai carabinieri.

Mancini è accusato anche del tentato omicidio del nipote di 12 anni. Nella contestazione provvisoria, formulata dal pm Giuliana Rana, viene
sottolineato che l’uomo non è riuscito “nel suo intento perché il proiettile attingeva il lunotto posteriore di una macchina parcheggiata”. Il reato di tentato omicidio è aggravato in quanto commesso nei confronti di un familiare. L’uomo, oltre all’omicidio della ex moglie, è accusato anche dei reati di minaccia e resistenza a pubblico ufficiale. Intanto emergono le inquietanti pubblicazioni di Mancini sui suoi profili social, dove si faceva chiamare “Antonio Ayatollah”. In un caso, nei mesi scorsi, scriveva “La valigia per il fine pena mai è pronta”, condividendo l’immagine di un borsone. In un altro caso aveva condiviso una sua immagine con dei coltelli in mano, scrivendo “da oggi non ho niente da temere e da perdere”. Non mancavano, sui suoi profili, commenti positivi su Totò Riina. E ancora: “Sfogherò tutta la rabbia che ho accumulato in questi ultimi sei anni”.

E’ passata solo una notte dal brutale omicidio di Lettomanoppello eppure tutti i tasselli sembrano ricomporre una tragedia annunciata. Il figlio della coppia si dispera all’idea di aver chiesto per anni che al padre venissero levate le armi che aveva in casa. Antonio Mancini ha freddato la ex moglie Cleria senza fermarsi nemmeno davanti allo sguardo del nipotino di 12 anni

La tragedia si è consumata nei pressi di una farmacia, in strada sotto gli occhi scioccati dei passanti. Cleria Mancini aveva 66 anni faceva la sarta ed è morta sul colpo. Inutili i disperati tentativi di rianimarla da parte del personale a bordo di una ambulanza arrivata in pochi minuti.

I due erano separati da tempo eppure il loro era un quotidiano fatto ancora di malessere, rabbia covata da parte dell’assassino, screzi, minacce di vendette. Sotto lo pseudonimo di «Antonio Ayatollah», su Facebook, da mesi Mancini pubblicava foto, post, commenti che ritraevano un personaggio autoritario, violento, sprezzante, vendicativo.  Con la donna in strada nel momento dell’agguato anche il nipotino di 12 anni: nemmeno davanti al piccolo si è fermata la furia omicida di Mancini, che avrebbe anche sfiorato il ragazzino con un terzo proiettile.

L’assassino ha usato una pistola che risulterebbe rubata ad un agente della polizia penitenziaria nel 2011. Subito dopo aver esploso i colpi mortali verso la povera donna è fuggito in auto rifugiandosi in un ristorante nel paesino di Turrivalignani da dove ha continuato a sparare diversi colpi alcuni finiti contro un’auto parcheggiata. Subito dopo si sarebbe seduto a terra, consentendo ai carabinieri di intervenire approfittando di un attimo di distrazione.

E oggi in una intera regione sotto shock si fa strada l’atroce timore che si sia trattata di una tragedia annunciata. A partire da quel profilo social ogni giorno pieno di rabbia, insulti, foto di Mancini armato e col volto coperto come chi deve compiere un delitto. E c’è la disperazione del figlio che a caldo, già nella notte, piangendo la morte della mamma ha raccontato di aver chiesto da anni che gli venissero levate le armi che aveva in casa.

“E’ arrivato qui davanti e mi ha detto quello che aveva fatto. Mi ha detto ‘ho sparato a mia moglie e non so se è morta. Ho litigato con mio figlio, lei ha iniziato a urlare contro di me e io ho preso la pistola e gli ho sparato'”. Questo il racconto della titolare del bar ‘Belvedere’ di Turrivalignani, nel Pescarese, dove ieri sera si era asserragliato Antonio Mancini dopo aver ucciso in strada l’ex moglie Cleria Mancini. “Io non sapevo cosa fare ma ho cercato di stare calma perché ho visto che era una pistola vera – ha raccontato Alessia -. Gli ho versato da bere davanti al bancone e lui mi ha detto che non sarebbe uscito perché doveva aspettare i carabinieri e doveva sparare a tutti i carabinieri che sarebbero arrivati. Poi si è arrabbiato con un cliente che è entrato nel bar, si è innervosito con questa persona. Come è uscito fuori per rincorrerlo io ho chiuso il bar e mi sono barricata dentro perché ero da sola. Lui veniva spesso. Era venuto anche la mattina. Spesso veniva il pomeriggio a giocare a carte. Qui non aveva mai avuto momento di nervosismo e non aveva mai dato fastidio a nessuno”.

 

“Una tragedia che colpisce tutta la nostra comunità, un episodio che prima di essere archiviato con etichette preconfezionate va indagato e approfondito. Oggi nel nostro territorio è morta una donna. A sparare è stato un uomo dal quale si era separata da tempo, un uomo che non si è limitato a sparare contro la sua ex donna, ma che ha in realtà esploso proiettili all’impazzata, a raffica, rischiando anche di colpire il nipotino di appena 12 anni”. Lo scrivono il sindaco di Lettomanoppello, Simone D’Alfonso, e l’assessora comunale Luciana Conte.

I due amministratori sottolineano che “saranno sicuramente le indagini dell’autorità inquirente a fare piena luce” sull’accaduto, ma “la prima sensazione che traspare a una lettura esterna della vicenda è che quanto accaduto affondi le radici in un disagio diverso dal semplice presunto violento contrasto tra ex coniugi, ma piuttosto in una difficoltà personale che oggi per puro caso ha individuato il proprio capro espiatorio su una donna che aveva condiviso parte della propria esistenza con quello che oggi si è trasformato nel suo omicida”.

“Ed è su quel disagio che la nostra comunità e tutte le Istituzioni devono ulteriormente rafforzare la propria presenza e azione. Lettomanoppello – concludono – saprà esprimere la propria reattività di fronte a un caso di cronaca fortunatamente isolato e al quale sapremo dare la giusta interpretazione”.