Omicidio Albi: processo alle battute finali

Riprende il processo sull’agguato della Strada Parco al Tribunale di Pescara in applicazione alla Corte d’Assise di Chieti

Mattinata dedicata alle parti civili poi sarà la volta delle arringhe difensive. Sentenza tra domani e dopodomani. Dopo gli interventi della Parte Civile parola alla difesa. Fino ad ora le arringhe di Massimo Galasso e Luigi Peluso in difesa del principale imputato Cosimo Nobile. Su Nobile prove indiziarie e le dichiarazioni di Luca Cavallito ma non esistono riscontri sulla sue colpevolezza, dalle tracce di DNA a prove sulla presenza certa di Nobile sulla scena del crimine.

Processo per l’agguato alla Strada Parco di Pescara alle battute finali. Oggi Parti Civili e difese, domani, dopo le eventuali repliche, camera di consiglio per la determinazione della sentenza a carico dei tre imputati. Cosimo Nobile accusato di aver ucciso l’architetto pescarese Walter Albi e ferito gravemente Luca Cavallito; Maurizio Longo, dal quale, secondo l’accusa, sarebbe giunto il supporto logistico alla spedizione punitiva e Natale Ursino, considerato il mandante. In mattinata dopo l’intervento degli avvocati di Parte Civile per Cavallito, Sara D’Incecco ed Ernesto Rodriguez, è stata la volta degli avvocati difensori di Cosimo Nobile Massimo Galasso e Luigi Peluso. Il loro intervento tutto incentrato sulla mancanza di riscontri certi e prove scientifiche a carico del loro assistito. Il tutto si è basato, secondo quanto riferito dall’avvocato Peluso, su un atto di fede che la pubblica accusa ha consegnato alle dichiarazioni di Luca Cavallito che dal primo momento, dopo essersi ripreso dalla lunga degenza in ospedale, ha indicato in Cosimo Nobile il responsabile dell’agguato. “Dichiarazioni ritenute affidabili – ha precisato Peluso – non quanto altre dichiarazioni come se l’attendibilità di un teste così importante potesse essere recepita a fasi alterne.” Altro elemento la mancanza di riscontri scientifici sui DNA repertati dal Casco utilizzato, la scarpa sinistra e il caricatore della pistola. Qui emerge una traccia di ignoto 1 che non combacia con il DNA di Nobile e poi ancora elementi sull’alibi di Nobile che all’ora dell’agguato ha sempre sostenuto di essere con i famigliari in un ristorante sul lungomare. “Le celle telefoniche sugli spostamenti del telefono di Nobile  – ha dichiarato Galasso – confermano questa tesi e smentiscono, al contrario, la tesi dell’accusa in base alla quale il telefono era in possesso di uno dei figli.” prove a carico di natura indiziaria, secondo gli avvocati, che poi si sono rivolti alla Giuria Popolare: “Una condanna all’ergastolo di un essere umano – ha detto Galasso – non si basa sulla verosimiglianza di una storia, ma sulla verità certa, e in questo processo la verità certa sulla colpevolezza di Cosimo Nobile, non c’è”.

IL SERVIZIO DEL TG8

Barbara Orsini: