Morte della figlia di Maniero: “Non fu un suicidio”

La morte della figlia di Maniero: “Non fu un suicidio”, a 9 anni di distanza dalla tragedia di Via Carducci a Pescara le rivelazioni choc di Giancarlo Carpi, fondatore negli anni ’90 della “Legione Brenno”.

Era il febbraio del 2006 quando Elena, figlia di Felice Maniero, storico boss della “Mala del Brenta”, già da molti anni residente, sotto mentite spoglie, tra Pescara e Spoltore, volò dalla finestra della mansarda di una palazzina di Via Carducci. Una splendida ragazza che decide di farla finita, così, all’improvviso, si é detto sia stato a causa di una forte delusione d’amore, ma in qualche modo anche lo stress di dover vivere nell’incognito, tanto che il caso fu archiviato dalla Procura di Pescara, come suicidio. I dubbi sono rimasti in gran parte dell’opinione pubblica, soprattutto alla luce del burrascoso passato di suo padre, ed ora a distanza di quasi un decennio le rivelazioni choc di Giancarlo Carpi, rilasciate ad un giornalista di Report e che andranno in onda domenica prossima su Rai3. Elena Maniero fu, come si dice in gergo, “suicidata”, indotta al suicidio, o peggio ancora lanciata letteralmente dalla finestra, per vendetta nei confronti del padre che da anni aveva deciso di collaborare con la giustizia. Giancarlo Carpi é un personaggio molto noto nel mondo della malavita per aver fondato negli anni ’90 la “Legione Brenno”, una sorta di organizzazione militare “parallela” che fortunatamente non ebbe lunga vita, ma che comunque si segnalò per una vicenda legata al traffico internazionale di armi. Partecipò segretamente alla guerra dei Balcani come mercenario e finì in carcere a Padova dove intrecciò rapporti con altri personaggi della criminalità, in particolare del Veneto, fu lì – stando a quanto ha riferito nell’intervista – che gli venne confidato che di lì a poco avrebbero, in qualche modo, ucciso la figlia di Maniero, e così fu.