Il professore Michele D’Angelo, docente universitario a L’Aquila e detenuto in Albania dopo un incidente, manda un messaggio attraverso la moglie
In un messaggio diffuso dalla moglie Vanessa Castelli, che gli ha fatto visita nel carcere albanese di Fier, D’angelo spiega come vive questo periodo di custodia cautelare che dura ormai da quasi due mesi
“Sto vivendo questi giorni con un senso profondo di gratitudine verso chi mi sta supportando, sostenendo e dando voce a quanto accaduto, affinché si possa fare chiarezza. Non posso nascondere quanto la misura della custodia cautelare in carcere sia, a mio avviso, eccessiva – scrive D’Angelo-. È una condizione estremamente dura, resa ancora più difficile dal fatto che mi trovo lontano da casa, in un Paese la cui lingua non conosco. Considerando la mia condotta, la mia storia personale e professionale, e l’esistenza di modalità alternative che potrebbero garantire il rispetto delle procedure senza compromettere ulteriormente la mia salute e il mio equilibrio psicologico, spero davvero che questa riflessione possa essere accolta con attenzione”.
Il professore, attraverso sua moglie, ribadisce comunque la sua fiducia nelle istituzioni locali:
“Confido nel lavoro delle autorità albanesi e nella loro capacità di valutare ogni elemento con imparzialità. Il sostegno che sto ricevendo da Vanessa, dai colleghi, dagli studenti, dalle istituzioni è ciò che mi aiuta a non crollare. È la mia ancora. Ogni parola che arriva da fuori, ogni gesto, ogni segnale di attenzione è come una finestra che si apre. Vanessa mi tiene informato, mi racconta ciò che accade, mi trasmette la forza di chi non ha mai smesso di credere nella possibilità che i fatti vengano letti con equilibrio”.
D’Angelo chiude con un richiamo alla necessità di proporzione:
“E io, da qui, continuo a vivere questi giorni con disciplina, con pazienza e con la speranza che questa attenzione possa trasformarsi in chiarezza. Non cerco compassione, ma verità. Non cerco privilegi, ma proporzione”.