Legnini non è più commissario alla ricostruzione, l’incarico va al senatore di FdI Castelli

Il governo Meloni volta pagina per la ricostruzione post sisma del Centro Italia e nomina il senatore di Fratelli d’Italia Guido Castelli nuovo commissario al posto di Giovanni Legnini, il cui incarico è scaduto il 31 dicembre, che resta commissario per l’emergenza alluvione a Ischia

Inascoltato il vasto movimento che da tempo chiedeva la riconferma di Giovanni Legnini come commissario alla ricostruzione. L’incarico va all’ex sindaco di Ascoli, senatore di FdI, Guido Castelli. La notizia ha subito suscitato clamore.

Palazzo Chigi ha ufficializzato la nomina, di cui si parlava da mesi, augurando buon lavoro a Castelli. Auguri a cui si allineano tutti gli esponenti di Fratelli d’Italia, locali e nazionali, a partire dal presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e qualcuno del centrodestra.
Ma è polemica: il Pd scende in campo, con il segretario Enrico Letta che parla di “spoil system” e i dem delle varie regioni interessate accusano l’esecutivo di agire “sulla pelle dei terremotati”. Nei mesi scorsi i comitati dei cittadini del cratere e vari sindaci si erano espressi a favore di una riconferma di Legnini. E oggi il vescovo di Norcia, Renato Boccardo, si è scagliato contro quello che ha definito “uno schiaffo alle popolazioni terremotate”, frutto di “una politica scellerata e di basso livello che passa sopra le teste della gente”.
Castelli è il quinto commissario straordinario alla ricostruzione dopo Legnini, nominato dal secondo governo Conte nel febbraio 2020. Prima avevano guidato la Struttura commissariale Vasco Errani, all’indomani del terremoto di Amatrice del 24 agosto 2016, Paola De Micheli e Piero Farabollini, geologo marchigiano chiamato dal governo Lega-M5s, sempre a guida Giuseppe Conte. Ma è con l’arrivo di Legnini, avvocato abruzzese e con un passato politico anche da sottosegretario e da vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, che la ricostruzione ha cominciato a prendere materialmente forma. Si presenta con quella che sarà poi definita la “madre di tutte le ordinanze”, l’ordinanza 100, che inizia a introdurre importanti semplificazioni delle procedure burocratiche, per terminare di fatto il suo mandato con il licenziamento del testo unico della ricostruzione che raccoglie, in 131 articoli e 15 allegati, oltre 550 disposizioni e 65 allegati contenuti in 61
ordinanze che vengono contestualmente abrogate.

“Ho esercitato la funzione commissariale per 34 mesi con totale dedizione, passione ed imparzialità, sempre avendo a mente la sofferenza delle persone e delle imprese colpite dai terremoti del 2016-2017” uno dei primi commenti del commissario uscente. E ancora, sottolinea che “la ricostruzione del Centro Italia oggi si presenta molto cambiata rispetto a tre anni fa: nonostante i numerosi ostacoli ed emergenze, sono state presentate 15mila domande di contributo per la ricostruzione, sono stati approvati e finanziati oltre 10mila cantieri privati, e anche la ricostruzione pubblica, dove contiamo centinaia di cantieri aperti e oltre mille prossimi all’apertura, è ben avviata”.
Legnini ricorda anche il fondo complementare sisma del Pnrr e ammonisce che “c’è ancora molto da fare”. Un’esperienza giudicata positivamente in maniera bipartisan e trasversale fino a stamane. Castelli ha le carte in regola per prendere in mano la situazione: ex sindaco di Ascoli Piceno (comune del cratere), ex responsabile Anci delle finanze degli enti locali, è stato per due anni, fino all’elezione in Senato lo scorso settembre, assessore regionale delle Marche, con la delega alla Ricostruzione. Ma un passaggio di consegne appare difficile da giustificare, se non per una scelta tutta politica: ieri, ad esempio, il governatore Acquaroli ha tributato un plauso a Legnini, annunciando che il 2023 sarà l’anno degli “effetti visibili della ricostruzione”, sottolineando la necessità semmai di una gestione della ricostruzione riconducibile alla Regione. Ma la premier Meloni sembra avere optato per il mantenimento della struttura commissariale, saldamente ancorata al governo nazionale: a chiederle di fare chiarezza su questo punto era stato il 30 dicembre anche il sindaco di Norcia, Nicola
Alemanno, a nome dei primi cittadini del cratere.

LE REAZIONI

“Il governo non ha voluto ascoltare i tantissimi sindaci, le tantissime associazioni della zona del cratere che chiedevano la conferma di Giovanni Legnini”, dice il senatore del Partito democratico Walter Verini, “Legnini ha lavorato bene in questi anni, in un rapporto costante con quelle comunità e ha avviato un processo di ricostruzione concreto, che si tocca con mano. Ora il governo ha compiuto una scelta politica e ha nominato un esponente della destra che ci auguriamo faccia bene, nell’interesse delle popolazioni terremotate. Ma aver interrotto il lavoro di Giovanni Legnini è stato un grave errore”, conclude il senatore Pd.

Dal centrosinistra regionale si parla di “una scelta di potere, un errore”. A intervenire sono i consiglieri regionali dei gruppi Pd, Legnini Presidente, Gruppo Misto e Abruzzo in Comune: “Una scelta di potere”, hanno detto, “quella di sostituire con un nome di Fratelli d’Italia quello del commissario Giovanni Legnini e discutibile perché di fatto il governo così ha scelto di rilanciare l’ente commissariale della ricostruzione, alla vigilia dell’uscita dal commissariamento a cui stava portando proprio il lavoro straordinario compiuto da Legnini in questi tre anni. Un obiettivo quasi centrato, che presto avrebbe potuto vedere riconsegnate alle municipalità azioni e scelte e che con la nomina di Guido Castelli siamo certi non si realizzerà a breve. Ringraziamo Legnini che con la sua competenza in questi tre anni ha saputo riattivare il dialogo istituzionale oltre ai cantieri più delicati e difficili, tanto da ricevere apprezzamenti trasversali dalle comunità e dalle varie Amministrazioni, nonché dall’attuale Governo, che lo ha indicato come commissario dell’emergenza a Ischia. A fronte di tutto ciò non comprendiamo le ragioni della sua sostituzione, che se risponde a logiche politiche, di fatto sospende un processo efficace ed efficiente a favore di aree che solo oggi stanno conoscendo una vera rinascita, concludono i consiglieri Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Americo Di Benedetto, Marianna Scoccia e Sandro Mariani.

Interviene anche il presidente della Regione Marco Marsilio (FdI): “A nome personale e dell’intera Giunta regionale d’Abruzzo formulo gli auguri di buon lavoro al senatore Castelli. Insieme abbiamo lavorato bene e ottenuto risultati con il commissario Legnini in questi anni. Sono certo che lavoreremo altrettanto bene e in perfetta continuità con Castelli commissario. Insieme a Guido Castelli abbiamo partecipato, passo passo, ai lavori della Cabina di coordinamento, presieduta da Legnini, abbiamo scritto insieme, collaborato e spesso suggerito soluzioni al commissario Legnini che ha avuto il pregio in questi anni, a differenza dei suoi predecessori, di ascoltare con attenzione e con spirito costruttivo il territorio. Al commissario Legnini, chiamato a un compito altrettanto gravoso e ancora più appesantito dalle recenti vicende dell’alluvione nel territorio di Ischia, il mio ringraziamento per la collaborazione prestata e l’augurio di un buon lavoro”.

“La notizia della sostituzione di Legnini era stata ampiamente anticipata dai rumors dei corridoi”, dice Stefania Pezzopane (Pd), “però c’è poco da indorare la pillola, la decisione assunta dispiace molto a tanti. E sinceramente per l’Abruzzo è una operazione a perdere. Innanzitutto perché Legnini ha fatto un ottimo lavoro, riconosciuto da tutti, sia per la ricostruzione che per l’attuazione del fondo complementare Pnrr sisma. Inoltre Giovanni Legnini aveva dato sempre un occhio attentissimo alle vicende abruzzesi e con il Pnrr seguiva anche, con il coordinamento della cabina di regia, il sisma 2009. Meloni eletta a L’Aquila-Teramo toglie un abruzzese e nomina un marchigiano”.

Per l’onorevole del Terzo Polo (Azione-Italia Viva) Giulio Sottanelli, si tratta di “una che conferma ancora una volta come il presidente del Consiglio abbia scarsa considerazione delle qualità e delle professionalità degli abruzzesi: dopo un presidente della Regione romano e ben tre seggi sacrificati alla Camera dei deputati, per far eleggere figure provenienti da altre regioni – spiega Sottanelli – ora questo altro sgarbo. Il ben servito all’ottimo Giovanni Legnini, catapultato ad Ischia, in realtà celava, evidentemente, la reale intenzione di Giorgia Meloni, quella di rendere omaggio agli elettori marchigiani, affidando a un loro corregionale un incarico così importante, senza tener conto che le maggiori necessità, per la gran mole dei danni subiti, riguardano proprio l’Abruzzo”.