L’Aquila: processo alla mafia nigeriana, condanne da 5 a 12 anni

Si è celebrata ieri, innanzi al G.I.P. di L’Aquila De Sensi, l’udienza conclusiva del processo alla mafia nigeriana dislocata in oltre 80 paesi del mondo, c.d. “Black Axe”, a carico dei sei imputati che hanno optato per il rito abbreviato

Dopo oltre 6 ore di udienza, tra requisitoria conclusiva del P.M. e discussione del Collegio difensivo e dopo circa 4 ore di camera di consiglio, è stata emessa la sentenza di primo grado nel processo con rito alternativo a carico di tutti gli imputati, con pene comprese tra i 5 e i 12 anni.

In particolare, tutti gli imputati, tra cui il vice – capo dell’associazione, difeso dall’Avv. Ludovici Carlotta, sono stati condannati per il reato di associazione mafiosa ex art. 416 bis c.p., a pene rispettivamente di 12 anni e 6 mesi, 8 anni, 6 anni, 5 anni e 4 mesi, 8 anni e 9 anni di reclusione. Oltre all’associazione di stampo mafioso, per alcuni dei prevenuti, sono stati contestati i reati – fine relativi all’utilizzo di documenti falsi, truffe romantiche, truffe informatiche, spaccio di sostanze stupefacenti.

Il Magistrato Giudicante ha ridotto l’entità delle pene detentive rispetto alle richieste avanzate dal Sostituto Procuratore in sede di requisitoria. L’udienza si è svolta nelle forme della video conferenza, poiché tutti gli imputati sono detenuti presso le diverse case circondariali dislocate sul territorio nazionale, al fine di tutelare il diritto alla difesa dei medesimi, che hanno voluto rendere dichiarazioni spontanee.

“E’ vero che le pene sono state ridotte nella loro entità, ma restiamo in attesa di leggere le motivazioni della sentenza per capire il ragionamento logico – giuridico che ha portato al riconoscimento dell’associazione mafiosa in capo a tutti gli imputati. Avverso la sentenza presenteremo rituale appello”: così i legali difensori.