L’Aquila, Statale 80. Gli abitanti di Arischia dicono basta alla “strada della morte”

foto di Donatello Ricci

Per gli abitanti di Arischia la Statale 80 è una strada maledetta. Come maledetto è il loro paese, destinato a vivere e convivere ogni anno con morti, feriti, vittime d’incidenti su quella che d’estate diventa un circuito a cielo aperto. Ora dicono basta, dopo la morte del giovane investito martedì. Questa mattina l’autopsia.

Le moto guidate a tutta velocità dai motociclisti che poca attenzione pongono alle curve pericolose per quanto invitanti, allargando e stringendo le curve incuranti del passaggio, nella carreggiata opposta, di altri mezzi, o del passaggio dei pedoni a ridosso del centro abitato di Arischia.

Già quest’anno ci sono stati incidenti, l’anno scorso un motociclista ha perso il controllo della sua moto per un malore investendo due ciclisti, due anni fa un giovane motociclista ha perso la vita. E così via andando indietro negli anni un lunga scia di dolore e di morte.

L’ultimo nome da piangere è quello di Tiberio Giorgi, il ragazzo di 22 anni investito martedì da un automobilista di ritorno da Campotosto. Una tagica fatalità in questo caso forse (le indagini sono ancora in corso e proprio questa mattina i tecnici dell’ufficio d’infortunistica al quale hanno fatto ricorso i legali della famiglia di Tiberio hanno fatto i loro sopralluoghi e rilievi), che riporta l’attenzione sulla scarsa manutenzione stradale della Statale.

Il bivio da cui è uscito il ragazzo correndo aspetta di essere sistemato e allargato da anni. I residenti di Arischia denunciano bivi non segnalati, pericolosi, chiedono autovelox e più pattuglie che facciano da deterrente ai motociclisti e automobilisti che non rispettano il codice della strada e mettono in pericolo gli altri fruitori. Perché non si può fare nulla per mettere in sicurezza la Statale 80, dal Cermone a Campotosto? Questa è la domanda, che rischia di restare pura domanda retorica, dei cittadini di Arischia.

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