L’Aquila, scontro sui migranti tra sindaco, opposizione e associazioni

A L’Aquila sui migranti ormai è scontro aperto tra il sindaco Pierluigi Biondi, le opposizioni e le associazioni cittadine. Secondo una nota Ansa i migranti arrivano dopo il passaparola su TikTok

Ieri sera una nota al vetriolo del sindaco Pierluigi Biondi sulla questione migranti che ha suscitato una marea di reazioni in città. Il dibattito in realtà andava avanti da giorni, da quando sono arrivati all’Aquila una 40 di migranti, ma non c’era posto e hanno trovato collocazione in Calabria, dopo diverse notti passate a dormire fuori dalla locale Prefettura.

Poi, nella giornata di ieri, un altro gruppo consistente di migranti, circa 30 persone, si è ricollocato dinanzi alla Prefettura con il sindaco che si infuria e parla di “persone depositate da sciacalli che mercanteggiano esseri umani come fossero oggetti”. Il sindaco chiude le porte e dichiara che il Comune non accetta persone che non rientrano nei programmi di accoglienza.
Dopo una riunione in Prefettura, la linea del primo cittadino è ferma, non ci sono posti comunali disponibili e anche le strutture individuate dalla Prefettura sono al completo.

Così si è deciso anche di rafforzare i controlli per evitare fenomeni di sfruttamento. Il sindaco però precisa: L’Aquila resta una città accogliente e solidale e se ci sono situazioni di vulnerabilità si è ben disposti, in sostanza, a valutarle.

La nota e il conseguente post su facebook hanno scatenato una marea di commenti soprattutto da parte degli operatori delle associazioni che si occupano di solidarietà e dagli esponenti della minoranza comunale.

“Con chi ce l’hai quando parli di sciacalli?”, scrivono alcuni. Le opposizioni e alcune associazioni parlano di una narrazione allarmistica fatta dal sindaco. Altri chiedono un tavolo tecnico per snocciolare meglio tutte le problematiche sull’accoglienza. Già nei giorni scorsi le dichiarazioni dell’assessore leghista Francesco De Santis in merito avevano scatenato un vespaio. Il gruppo comunale L’Aquila coraggiosa dice che ora è davvero troppo.

“Siamo stufi – dicono – di queste dichiarazioni spot di Biondi e della sua Giunta che a nulla servono se non a distogliere l’attenzione dal problema reale e a confondere le idee delle cittadine e dei cittadini. Se ci sono sciacalli o squallidi personaggi che, stando a quanto dicono Biondi e De Santis, starebbero commettendo gravi illegalità nel nostro territorio, dovrebbe essere proprio lui, nel suo ruolo di Sindaco, a spiegarlo chiaramente alla comunità tutta, con carte, prove e fatti concreti alla mano. Simona Giannangeli, consigliere comunale, non le manda a dire e invita Biondi, di fronte a dichiarazioni così gravi, a portare le carte in Procura se ha prove di persone che sfruttano i migranti”.

Intanto in una notizia pubblicata nel pomeriggio dall’Ansa, a firma di Fabio Iuliano, si legge di un’insolita modalità utilizzata dai migranti per scegliere e raggiungere L’Aquila: il social TikTok:

<Né cartine, né contatti istituzionali, solo messaggi o video diffusi da piattaforme social come TikTok, dove i consigli rimbalzano da un account all’altro, fino a tradursi in un luogo fisico: L’Aquila. Quando le porte della prefettura si aprono per l’ingresso del personale, loro sono già lì. Hanno passato la notte su panchine, pensiline e altri ripari improvvisati, negli stessi esatti punti in cui, nelle scorse settimane, avevano dormito altri migranti, un gruppo di 44, poi trasferiti dalla prefettura in Calabria.
È un flusso discreto, che non passa per i canali formali dell’accoglienza, ma per telefoni, screenshot e messaggi vocali. Un passaparola. Chi arriva indica il posto a chi sta per raggiungerlo. Una mappa orale che corre lungo la rotta balcanica. “Sono arrivato da qualche giorno. Ho 19 anni. Sono venuto da solo, con autobus e treni”, racconta Maghdi, studente afghano. Mostra sul telefono gli screenshot dei trasferimenti di denaro inviati da un parente: poche centinaia di euro alla volta, abbastanza per proseguire il viaggio verso quella che qualcuno, online, ha definito una meta “utile”. Il gruppo è composto da migranti di terra di provenienze diverse: afghani, pakistani, bengalesi, quasi tutti in attesa di formalizzare una richiesta di protezione internazionale.
“Nessuno ci ha portati qui – dice un altro ragazzo – Ci hanno consigliato di venire a L’Aquila”. Sul telefono scorre un video in lingua pashtu pubblicato proprio su TikTok: un influencer parla di documenti, permesso di soggiorno e opportunità in Italia. A un certo punto si parla dell’Aquila. E nei commenti c’è chi chiede indicazioni: dove andare, cosa fare una volta arrivati. Quello che fino a poche settimane fa appariva come un episodio isolato ora assume i contorni di un flusso più consistente, alimentato non solo dai social, ma anche dal passaparola tra connazionali sulla qualità della rete delle associazioni presenti sul territorio e sulla rapidità degli uffici immigrazione nelle pratiche di registrazione.
Una dinamica che ben contrasta con l’ipotesi ventilata dal sindaco Pierluigi Biondi, secondo cui i migranti sarebbero stati “depositati sotto la Prefettura dai soliti sciacalli che mercanteggiano esseri umani come fossero oggetti”. Parole che hanno immediatamente innescato lo scontro politico>.

Questa sera, intanto, il prefetto dell’Aquila Giancarlo Di Vincenzo ha convocato un nuovo vertice chiamando a raccolta rappresentanti istituzionali e forze di polizia.

Daniela Rosone: