Da domani il perito incaricato dalla Procura inizierà l’esame sui dispositivi sequestrati negli appartamenti del condominio spiato all’Aquila
Le indagini, dunque, entrano nella fase decisiva. Il perito incaricato dalla Procura della Repubblica del capoluogo è Fabio Biasini, tecnico informatico.
L’analisi sui dispositivi sequestrati all’aquilano di 56 anni, indagato per interferenze illecite nella vita privata, avrà lo scopo di accertare se quelle immagini sono state solo nei suoi dispositivi o se sono circolate anche altrove. Immagini che quindi potrebbero essere state viste in diretta, archiviate o diffuse. Il sofisticato sistema aveva telecamere ovunque negli appartamenti che venivano affittati a coppie, allievi della Guardia di Finanza, sportivi.
Le denunce, intanto, stanno aumentando e potrebbero arrivare anche da inquilini che ormai non vivevano più negli appartamenti ma che vogliono capire se anche la loro intimità è stata violata.
La squadra Volante della Polizia, diretta da Benedetta Mariani, sta scandagliando tutti gli appartamenti nella disponibilità dell’uomo, titolare di un bar, e della sua famiglia ma, al momento, le indagini si stanno concentrando su 12 alloggi di un condominio nella periferia ovest della città.
In queste case le telecamere sono state trovate sia nei bagni che nelle camere da letto. La Polizia ha controllato anche gli alloggi in un secondo immobile ma senza esito.
Sul tavolo del procuratore Alberto Sgambati ci sono decine di tablet, iphone, webcam, pendrive e microcamere con schede di memoria.
Il perito per dare delle prime risposte ha come tempistica 90 giorni, prorogabili se dovesse essere necessario più tempo.
Gli scenari ipotizzati a questo punto sono tre: semplice visione dell’uomo, archiviazione dei contenuti registrati e diffusione a terzi o sul web.
Ovviamente quest’ultima ipotesi aggraverebbe non di poco il quadro accusatorio nei confronti dell’aquilano , si arriverebbe alla contestazione della diffusione illecita di immagini intime.
Gli investigatori vogliono anche capire se l’uomo avesse dei complici o se abbia fatto tutto da solo, una cosa che appare abbastanza improbabile visto il sistema messo in piedi. Intanto gli investigatori stanno esaminando anche i vari gruppi Facebook di affitti sui quali l’uomo trovava gli inquilini per i suoi appartamenti.
