L’Aquila, il Pd all’attacco sul superbonus: il governo “corregga” lo strumento

Il Pd locale e nazionale, con il senatore Michele Fina, annuncia un emendamento e una serie di iniziative all’Aquila per chiedere la correzione del superbonus, per loro essenziale ai fini del completamento della ricostruzione

Correggere le incongruenze relative al superbonus. Il Partito Democratico ha lanciato le loro proposte per estendere questa possibilità che è molto importante per portare a termine la ricostruzione, dicono. Intanto in Parlamento il senatore Michele Fina presenterà un emendamento, ma anche a livello locale se ne occuperà la conferenza dei capigruppo con diverse audizioni degli attori interessati.

Una misura che davvero serve al territorio. Con il decreto legge Omnibus, hanno ricordato i presenti, di fatto il centrodestra ha eliminato per il cratere 2009 la possibilità di usare i due strumenti, cioè il superbonus rafforzato che non è previsto, mentre quello complementare si può usare solo per chi ha presentato la pratica dopo il marzo 2024. Gli uffici, invece, dichiarano ammissibili le pratiche presentate entro marzo del 2023.

Il Pd dunque, intervenuto in conferenza stampa con i consiglieri comunali Stefania Pezzopane, Stefano Palumbo e Stefano Albano oltre al senatore Michele Fina, chiedono che il superbonus rafforzato sia esteso a tutto il 2026, mentre si chiede di togliere per quello combinato tutte le limitazioni che ci sono.

“Abbiamo usato questi strumenti all’Aquila per portare avanti la ricostituzione – ha spiegato Fina – la discussione ideologica che è avvenuta per il superbonus ha fatto sì che ci andasse di mezzo anche L’Aquila. Lo strumento è stato chiesto a gran voce da tutti. Ora siamo arrivati al punto, questo strumento non viene riconosciuto per questa città e per questo territorio mentre viene riconosciuto per il cratere del 2016. Ci viene da pensare che il senatore e commissario Castelli incida in tal senso. Se proprio non vorranno approvare l’emendamento presentato da me ne facciano uno loro e noi lo voteremo”.

“Noi sappiamo – ha spiegato il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale Stefano Albano – che lo strumento del superbonus combinato al contributo per la ricostruzione è decisivo, in molti casi ha consentito di garantire la totale copertura dei costi relativamente alla ricostruzione dei fabbricati, cosa che non sempre è potuta avvenire soprattutto dopo il vertiginoso aumento dei prezzi. Noi vogliamo difendere questo strumento che non è stato garantito dal governo per il cratere 2009 ma solo per il cratere 2016. E poi il superbonus combinato con il contributo per la ricostruzione non è stato garantito per tutti ma soltanto per coloro che hanno presentato le domande a seguito del marzo 2024, cosa che di fatto esclude il cratere 2009 perché per poter ottenere invece il contributo bisognava aver presentato la domanda entro il marzo 2023, capite che la cosa non quadra. Finora abbiamo avuto molte chiacchiere da Fratelli d’Italia, dai senatori Liris e Sigismondi che hanno festeggiato per il ripristino di questa misura per il cratere 2009 ma di fatto non è così. Noi vogliamo andare a correggere questa situazione, in Parlamento il nostro senatore Michele Fina presenterà un emendamento ma noi svilupperemo questo discorso anche a livello locale con ordini professionali, tecnici, associazioni di categoria. Chiederemo una conferenza dei capigruppo con l’audizione di queste realtà e anche con il senatore Fina, per chiedere a tutte le forze politiche locali di sostenere al massimo questa discussione in parlamento”.

La Pezzopane ha ricordato che, essendo nati all’Aquila questi strumenti, stupisce che il sindaco Biondi non sia intervenuto per dare una par condicio al territorio. Ci sono alcuni comuni come Cagnano, Pizzoli o Montereale che sono nel doppio cratere e dunque ne usufruiscono, altri che sono a poca distanza come Scoppito, ad esempio, che non sono nel cratere 2016 e non possono usarlo.

Palumbo ha aggiunto che si sperava che la questione fosse superata ma non è così.
“Tra le possibili interpretazioni a questo atteggiamento – dice Palumbo – mi viene da pensare che magari il governo pensi che la ricostruzione sia finita e che quindi il territorio non abbia bisogno di determinati strumenti”.

Daniela Rosone: