Nella sede Pierburg di Lanciano lavoratori in stato di agitazione. I sindacati criticano l’azienda: “Noi esautorati, abbiamo scritto al Mimit”
Le tensioni sono iniziate a maggio, quando la casa madre ha annunciato la decisione di dismettere il settore automotive e di puntare su quello della difesa. Nell’occasione l’azienda comunicò ai lavoratori l’imminente inizio delle visite da parte di potenziali acquirenti dei singoli stabilimenti.
Sono passati mesi, e i 135 lavoratori delle sedi di Lanciano e Fossacesia sono ancora preoccupati. I sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione permanente e hanno chiesto l’apertura di un tavolo istituzionale sul futuro dei dipendenti e delle loro famiglie.
Per Fim e Fiom “la Pierburg e la Rheinmetall continuano a soffocare la discussione sindacale, in barba a quanto previsto dal contratto collettivo di lavoro, ma soprattutto in barba ai leali rapporti che dovrebbero esserci fra organizzazioni sindacali e aziende”.
I sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno annunciato di avere scritto una lettera al Ministero delle imprese e del made in Italy per segnalare la situazione.
«Qualche giorno fa negli stabilimenti Pierburg di Lanciano e Fossacesia come a Livorno – scrivono Fim e Fiom in una nota – si sono tenute assemblee sindacali che hanno generato un ordine del giorno con votazione unanime e la dichiarazione di stato di agitazione permanente. Come risposta l’azienda, per mezzo della dirigenza locale, ha tenuto delle riunioni in plenaria con tutti i lavoratori.
In questo modo l’azienda ha di fatto esautorato la discussione sindacale, “dimenticando” che lo stato di agitazione è derivato appunto da questo genere di condotta. Invece di convocare le organizzazioni sindacali e rasserenare il clima aziendale l’azienda ha pensato bene di sostituirsi al nostro ruolo parlando direttamente con i lavoratori. È del tutto inaccettabile che l’azienda utilizzi l’assemblea che solitamente non è uno strumento che le appartiene, per sostituirsi al sindacato, provando a orientare l’opinione dei lavoratori e a depotenziare un percorso di lotta legittimo».
La mobilitazione andrà avanti finché non arriveranno risposte concrete, trasparenti e ufficiali.
