La prima notte lontani dalla loro casa nel bosco per i piccoli di Palmoli. L’avvocato annuncia il ricorso

“Mi sento totalmente vuoto. E’ una cosa ingiusta, perché togliere i bambini da un luogo dove c’è felicità, dove la famiglia vive felice, nella natura. Non capisco perché, si sta distruggendo la vita di cinque persone. I bambini hanno sofferto, tolti così velocemente da casa per andare a dormire in un posto che non conoscono”. La disperazione di papà Nathan: l’intervista integrale sarà trasmessa stasera, in due puntate speciali di “Zoom, storie del nostro tempo”, alle 18.50 e alle 23.15

Sono le prime parole con cui Nathan, il padre dei tre bambini allontanati ieri sera dalla loro abitazione nel bosco di Palmoli in esecuzione di un’ordinanza del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, commenta il provvedimento in un’intervista di Daniele Cristofani pubblicata oggi sul quotidiano Il Centro. L’intervista integrale sarà trasmessa stasera, in due puntate speciali di “Zoom, storie del nostro tempo”, alle 18.50 e alle 23.15, sull’emittente televisiva Rete8.

“Non appena verranno superare le critiche, la mia azione è orientata a favorire il ricongiungimento con tutto il nucleo familiare, nella consapevolezza della delicatezza di questa situazione e nel rispetto dei bisogni affettivi e relazionali dei bambini”. Così all’ANSA l’avvocato Marika Bolognese, curatrice speciale dei minori, nominata dalla Procura per i minorenni dell’Aquila nel caso della famiglia che vive nel bosco a Palmoli, in provincia di Chieti.

L’ordinanza cautelare non è fondata sul pericolo di lesione del diritto dei minori all’istruzione, ma sul pericolo di lesione del diritto alla vita di relazione, articolo 2 della Costituzione, “produttiva di gravi conseguenze psichiche ed educative a carico del minore”. È quanto si legge nel provvedimento con cui il Tribunale per i minorenni di L’Aquila ha disposto la sospensione della potestà genitoriale a padre e madre che con tre figli minori, fra i 6 e gli 8 anni, vivono in un rudere fatiscente e privo di utenze e in una roulotte nel bosco a Palmoli, in provincia di Chieti. Disposto anche l’allontanamento dei bambini dalla dimora familiare e il loro collocamento in una casa famiglia e nominato un tutore provvisorio dei minori, l’avvocata Maria Luisa Palladino.
Secondo il Tribunale “la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare può avere effetti significativi sullo sviluppo del bambino, che si manifestano sia in ambito scolastico che non scolastico”.
E’ necessario allontanare i minori dall’abitazione familiare, si legge ancora, “in considerazione del pericolo per l’integrità fisica derivante dalla condizione abitativa, nonché dal rifiuto da parte dei genitori di consentire le verifiche ei trattamenti sanitari obbligatori per legge”. Inoltre, “l’assenza di agibilità e pertanto di sicurezza statica, anche sotto il profilo del rischio sismico e della prevenzione di incendi, degli impianti elettrico, idrico e termico e delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità dell’abitazione, comporta la presunzione ex lege dell’esistenza del periodo di pregiudizio per l’integrità e l’incolumità fisica dei minori”.

Nel provvedimento si fa riferimento anche a “nuove condotte genitoriali inadeguate” a proposito della divulgazione che le vicende del procedimento hanno avuto attraverso i mezzi di comunicazione di massa “con diffusione di dati idonei a consentire l’identificazione dei minori, diretta, anche attraverso foto che li ritraggono”. Secondo i giudici “con tale comportamento i genitori hanno dimostrato di fare uso dei
propri figli allo scopo di ottenere un risultato processuale ad essi favorevole, in un procedimento di potestate nel quale essi assumono una posizione processuale contrapposta a quella dei figli e in conflitto di interessi con gli stessi”. Quanto alle condizioni abitative e alla perizia eseguita da un geometra su incarico dei genitori, “la perizia è del tutto insufficiente a dimostrare condizioni dell’immobile idonee alla tutela dell’integrità fisica dei minori” secondo l’ordinanza. A proposito dell’istruzione scolastica, i genitori non dovrebbero esibito al servizio sociale né prodotto in giudizio la dichiarazione annuale al dirigente scolastico della scuola più vicina sulla capacità tecnica o economica di provvedere all’insegnamento parentale, diretta a consentire al dirigente scolastico il controllo della fondatezza di quanto dichiarato.

“Nella sentenza di ieri sono state scritte falsità. I ​​provvedimenti non si commentano ma si impugnano, per questo faremo ricorso”. A parlare è Giovanni Angelucci, l’avvocato della famiglia che vive in un bosco in Abruzzo che ieri si è vista recapitare la sentenza del tribunale per i minorenni dell’Aquila che disponeva l’allontanamento dei figli in una casa famiglia. “Sono andati in cortocircuito – continua il legale -. Nell’ordinanza di insistere ancora sull’istruzione dei minori che, secondo i giudici, non avrebbero l’autorizzazione all’home schooling. Alla più grande viene anche contestato l’attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza perché non ratificato dal ministero. Attestato che, invece, c’è ed è anche protocollato”.

Il provvedimento verrà trasmesso anche alle autorità consolari britanniche e australiane, essendo i genitori cittadini di quei Paesi, ”al fine di identità familiari disponibili a supplire alle carenze genitoriali”. In una trasmissione tv i due coniugi avevano ipotizzato, qualora ci fosse stata una decisione “avversa” del Tribunale per i minori, anche di andare via dall’Italia.

 

LA STORIA- Catherine Birmingham e Nathan Trevallion vivono coi loro figli in un’ex casa colonica nell’entroterra di Vasto, in provincia di Chieti. Niente acqua corrente, niente corrente elettrica se non quella prodotta dai pannelli solari, una stufa a legna per riscaldarsi e un pozzo per l’acqua. Catherine Birmingham, australiana di 45 anni, e il marito inglese Nathan Trevallion, 51enne così hanno scelto di far vivere i loro tre bambini di 8 e 6 anni.

La vicenda è finita all’attenzione della Procura dei minorenni dell’Aquila lo scorso anno quado la famiglia finì in ospedale per un’intossicazione da funghi. Un successivo controllo dei carabinieri nell’abitazione portò alla segnalazione che ha avuto come conseguenza la sospensione della potestà genitoriale, confermando comunque l’affidamento dei minori ai genitori che hanno scelto l’”un-schooling”, rifiutando l’obbligo scolastico e qualsiasi forma di controllo esterno. Sostengono che i figli stiano bene e che seguano un percorso educativo domestico, lontano da quella che definiscono una società “avvelenata”. Nelle relazioni degli operatori emersero però criticità: assenza di pediatra, isolamento sociale e condizioni abitative ritenute non idonee. I servizi sociali hanno proposto un piano minimo che prevedeva documentazione sanitaria, un alloggio adeguato e l’accesso a un centro educativo comunale. La famiglia ha rifiutato. Di qui è partita la segnalazione alla procura per i minorenni dell’Aquila che, successivamente, ha chiesto l’affidamento dei tre bambini e una limitazione della responsabilità genitoriale.

“Non si tratta di un caso di violenza o degrado – spiega l’avvocato Giovanni Angelucci, che difende la coppia -, ma di una famiglia economicamente indipendente che ha scelto uno stile di vita alternativo, spinta da un ideale di libertà e rispetto per la natura”.

La coppia ha sempre respinto le accuse raccontando e mostrando la loro quotidianità: giornate all’aperto, animali da accudire, documentari sullo smartphone una volta a settimana. “I bambini sono sereni, in ottima salute e seguiti da una pediatra – raccontava la madre -. Li portiamo al parco, conoscono altri bambini. Non viviamo isolati”. Catherine, ex istruttrice di equitazione, ora si dedica a consulenze spirituali online attraverso il suo sito web.
Nathan, invece, racconta di un passato da artigiano del legno e di un incidente che gli ha cambiato la vita: “In ospedale ho capito che volevo vivere diversamente, più vicino alla terra”. “Dopo aver acquistato la casa nei boschi limitrofi di Palmoli, abbiamo installato dei pannelli solari per l’energia elettrica, prendiamo l’acqua dal pozzo e per riscaldarci abbiamo il camino. Non viviamo isolati nei boschi, ma facciamo la spesa al supermercato una volta a settimana nella vicina San Salvo”, aggiunge Catherine.

 

Barbara Orsini: