Mancini non risponde insistendo col “non ricordo nulla”. Ieri sera in tanti alla fiaccolata per Cleria

Si è avvalso della facoltà di non rispondere Antonio Mancini il 69enne che giovedì sera ha ucciso, sparandole in strada, la ex moglie. Ha nominato un nuovo avvocato e per lui si va verso la perizia psichiatrica. Ieri sera, intanto, un paese raccolto nel dolore per la morte di Cleria in una chiesa illuminata dalle sole fiaccole: poca voglia di parlare a Lettomanoppello per i tanti che hanno preso parte alla veglia di preghiera voluta dal parroco Don Davide Schiazza

All’uscita dal carcere di San Donato l’avvocato Cordoma, disposto d’ufficio per Mancini, ha risposto ai cronisti. L’assassino, in carcere dalla sera di giovedì per l’omicidio della ex moglie, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Francesco Marino e al pm Giuliana Rana. Non è esclusa la richiesta di perizia psichiatrica: Mancini ha ripetuto di non ricordare niente. Nominato intanto il nuovo legale difensore di fiducia: si tratta dell’avvocato Luca Pellegrini del foro di Pescara.

A Mancini vengono contestati, tra gli altri, i reati di omicidio e tentato omicidio aggravati perché commessi nei confronti di un familiare, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale.

L’autopsia sul corpo di Cleria Mancini, eseguita dal medico legale Davide Girolami su incarico del pm Giuliana Rana, ha confermato che la donna è morta a causa di un solo colpo che ha raggiunto il cuore. “Mi sono fatto venti bicchierini di grappa, i colpi mi sono partiti per sbaglio”: con queste parole Antonio Mancini prova a difendersi parlando davanti al suo avvocato per la prima volta dopo aver ucciso la ex moglie.

E ieri sera un intero paese ha risposto all’appello del parroco Don Davide di fermarsi in preghiera per Cleria: una veglia silenziosa interrotta solo dalle lacrime di quanti vi hanno preso parte arrivando a Lettomanoppello anche da altri centri vicini. Tante le donne ma anche intere famiglie e ragazzi giovani.

   

In tanti in paese continuano da giovedì, giorno del brutale omicidio, ad interrogarsi su se e cosa si potesse fare per evitare questa morte: una piccola comunità che conosceva Mancini e la sua violenza ma anche la povera donna e i suoi sacrifici di madre e nonna. Un paese che sapeva molto di questo uomo e del resto lo stesso non faceva molti segreti del suo vivere e pensare: basta scorrere anche velocemente il suo profilo social, aperto e gestito sotto il nome di Antonio Ayatollah, per scoprire solo foto e post impregnati di violenza, armi, insulti, provocazioni.

 

Barbara Orsini: