Il Comune di Pescara mette in vendita le reti del Gas e Pettinari annuncia battaglia

Approderà lunedì prossimo in Consiglio Comunale a Pescara la delibera per la vendita delle reti e impianti di distribuzione del Gas. Un’operazione assolutamente antieconomica e dannosa per i pescaresi secondo Domenico Pettinari che annuncia dura battaglia.

Per capire la portata storica di questo caso bisogna tornare al 2005 – si legge nella nota – quando, l’allora amministrazione di centro sinistra rilevò le reti del gas per 22 milioni di euro, la concessione poi andò a un concessionario privato che versa un canone al Comune. Il concessionario è in proroga da 7 anni. All’atto dell’acquisto il Comune dovette accendere un mutuo di 14 milioni di euro che stiamo ancora pagando e che scadrà nel 2032, con un residuo, ad oggi, di circa 7 milioni di euro da saldare. Dopo 20 anni dall’acquisto delle reti, l’alienazione, e quindi la vendita delle stesse ad un privato, diventa cruda realtà con la proposta di delibera che approderà in Consiglio lunedì 1 dicembre . Basterebbe solo questo per capire la follia dell’operazione che prevede la vendita di reti del gas che 20 anni prima erano state acquistate e che si stanno ancora pagando. Ma non è questo il solo motivo che ci fa inorridire. Leggendo le relazioni allegate alla delibera scopriamo che dallo scenario comparativo alienazione o mantenimento in proprietà delle reti viene fuori che : complessivamente la vendita delle reti porterebbe nel 2027 un importo complessivo pari a circa 13,7 milioni di euro (nelle casse comunali) ammesso che la gara si concluda e vi sia l’effettiva consegna nell’anno di riferimento altrimenti il valore potrà ridursi ulteriormente perché andrà aggiornato alla data di effettiva consegna avuto conto del degrado naturale del valore degli impianti come scrivono in delibera. Di contro, il mantenimento della proprietà delle reti, sempre da ciò che si evince dalla delibera, porterebbe un importo complessivo pari a circa 12 milioni di euro tenuto conto del valore delle reti a fine concessione (2038) e della sommatoria dei canoni percepiti sempre fino al 2038. Si badi bene che questa proiezione sul mantenimento della proprietà delle reti viene fatta a soli 12 anni (durata della concessione) ma, se noi facciamo un calcolo a 24 anni, considerando che il Comune rimarrebbe proprietario anche dopo i 12 anni, sicuramente il vantaggio economico per l’Ente sarebbe notevolmente superiore rispetto alla vendita. Il mio gruppo non ha mai condiviso pienamente i dati appena elencati perché, a nostro parere politico, il valore della rete dovrebbe essere notevolmente superiore ed anche i valori della retribuzione come abbiamo esposto in passato e come continueremo ad argomentare politicamente in Consiglio ma, pur volendo prendere per buoni i dati forniti dall’amministrazione comunale, lo scenario appare ancor più preoccupante. Scegliere di vendere, e quindi privarsi della proprietà delle reti del gas per 13,7 milioni di euro a fronte dei 12 milioni di euro che porterebbe il mantenimento della proprietà in 12 anni, significa, a nostro avviso, fare la scelta meno conveniente e spieghiamo perché. La proprietà della rete del gas non ha solo un valore ragionieristico fatto da una sommatoria fredda tra canoni e valore della tubatura in sé, bensì ha un valore inestimabile in quanto assets strategico. Mantenere la proprietà di una rete del gas significa mantenerne il pieno controllo e questo rappresenta un valore inestimabile che non viene minimamente preso in considerazione nella delibera . La domanda che tutti noi dovremmo porci è questa: Saremmo disponibili, per appena 1 milione di euro di incasso, a perdere tutto ciò? Ci sono diverse ragioni – economiche, sociali e di sicurezza nazionale – per cui molti luminari della materia sostengono che asset strategici come le reti del gas dovrebbero rimanere di proprietà pubblica. Ecco i principali motivi:

1. Sicurezza energetica nazionale Le reti del gas sono infrastrutture critiche: se controllate da interessi privati o stranieri, lo Stato perde parte della propria capacità di garantire continuità e sicurezza delle forniture.
La proprietà pubblica permette di:
assicurare il funzionamento dell’infrastruttura anche in condizioni di emergenza;
evitare rischi di acquisizioni ostili o speculative;
garantire che le scelte non siano guidate solo dal profitto.

2. Monopolio naturale Le reti del gas sono un monopolio naturale: non ha senso economico costruire più reti concorrenti.
Se l’infrastruttura resta in mani private:
il privato può esercitare un potere monopolistico,
aumentare i costi per utenti e imprese,
frenare investimenti necessari ma poco profittevoli.
La proprietà pubblica evita monopoli privati e consente una gestione orientata all’interesse collettivo.

3. Investimenti a lungo termine Le reti richiedono investimenti enormi e con ritorni economici molto lenti. Un soggetto pubblico:
può pianificare a lungo termine senza pressione di dividendi immediati,
può sostenere investimenti anche in zone non redditizie (es. aree rurali),
garantisce universalità e continuità del servizio.
Un privato potrebbe invece tagliare costi o ritardare investimenti per aumentare margini.

4. Gestione neutrale della transizione energetica Le reti del gas oggi sono al centro della transizione verso idrogeno e rinnovabili. Un controllo pubblico permette:
una pianificazione coerente con obiettivi climatici nazionali,
la riconversione graduale della rete,
evitare conflitti di interesse con operatori che vogliono prolungare modelli fossili.

In sintesi La proprietà pubblica degli asset strategici come le reti del gas è vista come una garanzia di: sicurezza nazionale, stabilità economica, equità sociale, gestione di lungo periodo, supporto alla transizione energetica. Questo è sicuramente un valore inestimabile che neanche 100 milioni di euro possono giustificarne la vendita. E poi , se dovesse passare la vendita al privato, vi chiedete perché al privato ( che fa solo profitto) dovrebbe convenire acquistare mentre al Comune dovrebbe convenire vendere ? Sono domande al quale il Sindaco dovrà risponderci.

Luca Pompei: