Emergono particolari dal contenuto del reclamo presentato in Corte d’Appello del Tribunale dei Minori, da parte dei legali dei coniugi Trevillion-Birmingham, e presentato oggi in udienza.
Un dettagliato documento quello presentato dai legali Marco Femminella e Danila Solinas, avverso alla decisione di sottrarre ai genitori i tre bambini della famiglia che viveva nel bosco di Palmoli. L’aspetto più rilevante, stando a quanto si apprende dall’Agenzia Ansa, sarebbe la violazione di una norma prevista dalla Convenzione Onu sui diritti del fanciullo e recepito in Italia dalla giurisprudenza, ovvero l’ascolto dei minori che, secondo la difesa, è stato completamente disatteso.
Nel documento inviato per l’udienza documentale fissata per oggi, i legali, ricordando che due dei tre fratellini sono stati sentiti quindici giorni prima dell’ordinanza del 13 novembre, escludono il pericolo di ‘deprivazione e isolamento’. In particolare la più grande aveva indicato tanti amici con i quali in tre erano soliti giocare a Palmoli. Per ciò che concerne l’abitazione, sono sempre i minori, ricordano gli avvocati, ad affermare di trovarsi bene a casa dove hanno tutto, luce, acqua calda e stufe a legna. Infine, durante l’anno di osservazione della vita nella casa in pietra immersa nella natura, gli incontri con gli assistenti sociali sarebbero stati marginali e non in grado di assicurare un proficuo confronto, specie alla luce delle difficoltà linguistiche; inoltre, i legali affermano che non è vero che sia stato nominato un mediatore familiare.
Mancavano – secondo quanto emerge dal reclamo – anche i criteri di emergenza, eccezionalità ed interesse del minore a sostegno dell’ordinanza del Tribunale per i Minorenni dell’Aquila che ha disposto la sospensione della responsabilità genitoriale e il collocamento in casa famiglia dei tre figli minori della famiglia che vive nel bosco di Palmoli, una soluzione, sostiene la difesa, che avrebbe potuto avere varie alternative; soprattutto non c’era alcuna emergenza tale da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. È quanto apprende l’ANSA sul contenuto delle note di trattazione scritta che gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas hanno invitato alla Corte d’appello di L’Aquila a sostegno del reclamo contro l’ordinanza presentato per conto dei genitori dei tre bambini. I legali, nel documento per l’udienza odierna, ripercorrono i punti chiave della vicenda e dell’ordinanza, evidenziando l’assenza, nel fascicolo, di documenti che certificavano l’istruzione dei minori. Sottolineano che l’istruzione parentale, garantita dalla Costituzione, non è stata omessa né utilizzata in modo elusivo: per la figlia in età scolare i genitori avevano chiesto e ottenuto l’ammissione all’esame di idoneità in una scuola statale, con rilascio dei relativi attestati, documentazione che è stata acquisita solo dopo l’emissione dell’ordinanza. Quanto alla cosiddetta deprivazione tra pari, contestata nell’ordinanza, ci si chiede se sia stata effettivamente accertata o desunta dal fatto che i minori non frequentassero la scuola. Al riguardo la difesa richiama le testimonianze raccolte dal programma ‘Le Iene’, ovvero quelle dei vicini di casa, secondo i quali i bambini giocavano con i loro pari, si recavano nel parco, frequentavano persone. Testimoni che, secondo la difesa, sarebbe stato opportuno ascoltare in sede giudiziale così come sarebbe stata opportuno l’intervento di figure come il mediatore linguistico o familiare.