Himalaya e il sottile margine tra la vita e la morte: la testimonianza dell’alpinista Italo Fasciani

I pericoli che si devono affrontare a quote oltre i 6000 metri nella testimonianza dell’alpinista sulmonese Italo Fasciani, uno dei pochi a raggiungere quota 8000 senza ossigeno sul versante cinese dell’Himalaya. Intanto sulle sorti di Marco Di Marcello mancano ancora le comunicazioni ufficiali della Farnesina.

Fenomeni di proporzione “himalayana”, gli addetti ai lavori li definiscono così certi eventi  imprevedibili che possono in qualsiasi istante accadere quando si affrontano imprese titaniche come certe spedizioni a oltre 6000 metri di quota. Ne sa qualcosa Italo Fasciani, alpinista e veterinario sulmonese, istruttore del C.A.I., uno dei pochi a superare gli 8000 metri, senza ossigeno, sul versante cinese dell’Himalaya del Cho Oyu. Un’impresa senza precedenti raccontata nel dettaglio nel libro “Alle porte del Cielo”. La tragedia del Dolma Khang non può che toccare emotivamente anche lui, come se quelle vittime fossero, in qualche modo, suoi compagni di cordata e la testimonianza che concede al Tg8 è un racconto preciso e quasi spietato di ciò che gli amanti delle cime devono affrontare in ogni singola spedizione:

“Oggi purtroppo ci troviamo a commentare questa ennesima tragedia che ha colpito tanti miei colleghi italiani, e in particolare due abruzzesi come me – dice Fasciani – dobbiamo, intanto, inquadrare lo scenario in cui ci troviamo, parliamo di quote oltre i 6000 metri dove il primo problema che dobbiamo affrontare è la mancanza di ossigeno che rende ogni minima azione, anche la più semplice e banale, estremamente faticosa e dove è facile perdere lucidità. Con la giusta preparazione si tratta di difficoltà che si possono superare, ciò che, al contrario, risulta più complicato sono i mutamenti del clima improvvisi. Parliamo di fenomeni di proporzioni senza limiti, proporzioni “himalayane”, come le definiamo noi. Si può passare in breve tempo da temperature bassissime, a temperature oltre i 25 gradi, come mi è capitato, e questo porta a dover fare i conti con l’imprevedibilità delle valanghe, inaspettate e improvvise e in questo gioca un ruolo importante, purtroppo, il cambiamento del clima che stiamo patendo da tempo su tutto il pianeta. A certe quote – dice infine Fasciani – c’è un sottile margine tra la vita e la morte, se si riesce a restare in quel margine si ha la concreta possibilità di tornare a casa sani e salvi, altrimenti il destino è purtroppo segnato.”

Luca Pompei: