“Prima che diventi progetto strategico militare e che, da opera per portare merci da una costa all’altra, finisca col diventare infrastruttura di trasporto per cannoni e carrarmati come vorrebbe ora Marsilio, giovedì in Commissione Vigilanza chiederò di chiarire gli aspetti irrisolti della velocizzazione della tratta ferroviaria Roma-Pescara”. Lo dichiara, in una nota, il consigliere regionale Antonio Di Marco, vicepresidente della Commissione Ambiente, infrastrutture e territorio
“Il viaggio del presidente in Europa – continua – e l’ipotesi di trasformare un’opera strategica di mobilità e sviluppo in infrastruttura a valenza militare e difensiva, mentre l’Italia dovrebbe coltivare pace e convivenza serena fra popoli e territori, rappresenta la prova provata che questo progetto non ha gambe per camminare. Non ha coperture sufficienti e rischia di diventare un’altra cosa, perché nato senza un futuro certo, nonostante l’impatto su persone, case, cose e attività”. “Da tempo, non trovando riscontri nelle carte, temevamo che
mancassero le risorse per l’intero tracciato, nonostante Marsilio continui a ripetere che tutto sia coperto – sottolinea Di Marco -. Oggi il suo viaggio in Europa e la richiesta di ‘riclassificazione militare’ della linea confermano i nostri dubbi: mancano i fondi addirittura per iniziare l’opera, nonostante pompose ed esclusive inaugurazioni, si ricordi quella a Manoppello con comitati e comunità confinati fuori dal cantiere, e si cerca una scorciatoia. Intanto restano irrisolti nodi cruciali, in primis la mancanza dei ristori promessi ai Comuni, cosa che sentiamo dalla voce dei sindaci di Manoppello, Scafa, Alanno e Rosciano giovedì in Commissione”.
“Imprese presenti nell’attuale tracciato dovranno interrompere la produzione con danni enormi non solo economici, ma anche per le delicate forniture che hanno, come la Orsini e Blasioli e l’Alfa Sigma, realtà importantissime, sane, solide e produttive che non avranno il tempo di delocalizzare e rischiare di chiudere. E nonostante i limiti ambientali, nello specifico il bypass, nel sedime peligno, che dovrebbe evitare il devastante traforo del Morrone, ma su cui non si hanno certezze e carte chiare sull’alternativa. Presenterò richieste puntuali a RFI: quale sia lo stato dell’arte del progetto; quante risorse sono disponibili e quante manchino; se esistano fondi per consentire le varianti necessarie, come quella proposta dal Comune di Manoppello sul lotto zero e se vi sono risorse per l’interramento promesso a San Giovanni Teatino; se davvero si possa far virare la natura di un’infrastruttura che dovrebbe creare economia e sviluppo a quella di un’opera difensiva in tempo di pace” .