Femminicidio Lettomanoppello: convalidato arresto di Mancini

Convalidato l’arresto di Antonio Mancini, accusato dell’omicidio della ex moglie Cleria e del tentato omicidio del nipote: “Voleva sterminare la famiglia”

“Gli elementi a disposizione inducono a ritenere “sussistente la volontà dell’indagato di
tentare di sterminare la restante famiglia del figlio” così si legge nell’ordinanza con cui il giudice ha convalidato l’arresto.
L’uomo, oltre all’omicidio dell’ex moglie e al tentato omicidio del nipote 12enne, aggravati perché commessi nei confronti di familiari, è accusato, tra l’altro, anche di minaccia e resistenza a pubblico ufficiale.
L’indagato, si legge, nutriva “un profondo e radicato disprezzo verso la famiglia del figlio”. Nel provvedimento si parla anche di una “volontà omicida non soltanto nei confronti della moglie, ma anche verso gli altri componenti della famiglia”.

La donna, emerge dal provvedimento, poco prima delle 18 stava passeggiando con il nipote e il cane, quando è stata affiancata dall’indagato, a bordo del suo triciclo elettrico. Il 69enne, sceso dal mezzo, ha raccolto da terra qualcosa che gli era appena caduta, verosimilmente la pistola, e ha sparato contro la ex moglie. La donna ha iniziato a barcollare, cercando di allontanarsi, ma si
è subito accasciata a terra ed è morta poco dopo.
Mancini è poi entrato in un bar gestito da parenti, a cui avrebbe detto “ho ucciso vostra zia e adesso devo uccidere altre due persone”. Il tutto mostrando la pistola e sparando un colpo
verso l’esterno. Poi si è allontanato e ha raggiunto Turrivalignani, paesino a pochi chilometri di distanza. Lì ha sparato tre colpi contro l’automobile di un amico di famiglia.
Un ulteriore colpo lo avrebbe esploso contro il campanile della chiesa presente in piazza. Nello stesso punto, dopo circa mezz’ora di trattative, Mancini è stato immobilizzato e arrestato dai carabinieri. L’indagato, prima di essere bloccato, avrebbe sfidato anche i militari, invitandoli a “uscire allo scoperto” e a “avvicinarsi a lui”.
Il 69enne, pur essendosi avvalso della facoltà di non rispondere, nel corso dell’udienza ha sostenuto di non ricordare l’accaduto, in quanto si sarebbe ubriacato dopo essere stato
provocato verbalmente e picchiato dal figlio.

“Le dichiarazioni dell’indagato – scrive il giudice – non scalfiscono l’impianto accusatorio provvisorio”.

Il 69enne è assistito dall’avvocato Luca Pellegrini che chiederà al pubblico ministero di ascoltare
l’indagato e non esclude la possibilità che venga richiesta la perizia psichiatrica.

“Non vi è dubbio sull’idoneità della condotta adottata dall’indagato a cagionare la morte del
nipote” scrive il gip di Pescara Francesco Marino nell’ordinanza di convalida dell’arresto di Antonio Mancini. Il 69enne è accusato dell’omicidio della ex moglie, Cleria Mancini, 66 anni, e del tentato omicidio del nipote 12enne, avvenuti nel pomeriggio di giovedì 9 ottobre a Lettomanoppello, nel Pescarese. L’uomo, infatti, avrebbe sparato contro l’auto dietro cui si nascondeva il nipote.
Il ragazzino, si legge nel provvedimento, “avendo probabilmente udito il primo colpo e compreso ciò che stava accadendo”, mentre la nonna si accasciava a terra dopo essere stata colpita, “si fermava vicino ad un’autovettura parcheggiata poco distante dall’indagato”. Nello stesso momento Mancini ha sparato “un ulteriore colpo che attinse e ruppe il lunotto posteriore della suddetta autovettura, mandandolo in frantumi”.
Il 12enne, ascoltato subito dopo i fatti, ha spiegato di essere uscito con la nonna e i loro cani. Mentre i due stavano tornando a casa è arrivato il 69enne che, a bordo del suo veicolo per disabili, ha iniziato a importunarli “mediante continue minacce del tipo ‘vi uccido tutti’. Nonna e nipote
hanno proseguito, ma a un certo punto Mancini “raggiunse la donna, si affiancava alla medesima e la colpì con un primo colpo di pistola. Il ragazzo – si legge ancora – riferiva poi di essere sicuro che il nonno avesse sparato un secondo colpo di pistola nei suoi confronti, poiché lo vide rivolgere l’arma nella sua direzione”.
La volontà di uccidere il nipote, scrive il gip, è dovuta al “forte risentimento nei confronti del figlio, che il padre voleva sfogare colpendo il discendente negli affetti più profondi”.

Marina Moretti: