Fara San Martino: presa la banda dell’assalto al bancomat del 9 ottobre scorso

I Carabinieri della Compagnia di Lanciano con quelli di Foggia e Cerignola hanno trovato i 3 pugliesi responsabili dell’assalto al bancomat di Fara San Martino, avvenuto la notte del 9 ottobre scorso.

I testimoni hanno raccontato ai carabinieri di essere riusciti ad intravedere, dopo il boato e la fitta coltre di fumo, almeno tre persone allontanarsi a tutta velocità a bordo di una Fiat Panda bianca. Un residente ha persino avuto la prontezza di fare un breve video  prezioso per l’avvio delle indagini. “La tecnica utilizzata è la solita – spiegano i carabinieri -: si fa detonare una carica esplosiva attivata tramite miccia, attraverso un  manufatto metallico a forma di “T”,  comunemente chiamata “marmotta”,  la cui estremità viene inserita all’interno della fessura che eroga le banconote”. Spesso però la detonazione, che dovrebbe servire solo ad aprire la cassaforte interna al bancomat, sventra uffici e vetrate mettendo a repentaglio la stabilità e l’agibilità degli edifici circostanti.

Proprio la violenza dell’esplosione ha messo in fuga i banditi: uno di loro è rimasto ferito al fianco da una scheggia metallica e un’oretta dopo il colpo  è stato scaricato dai complici al Pronto soccorso dell’ospedale di Vasto dove è stato sottoposto ad un’operazione chirurgica e ricoverato per circa una settimana. L’immediata attività investigativa ha dato i frutti sperati. I militari del Nor della Compagnia frentana hanno recuperato 32mila euro.

Fondamentali sono state le immagini dei sistemi di videosorveglianza delle abitazioni private e di quelle lungo la strada provinciale che, passando per Altino, conduce alla fondovalle del Sangro. Altri video sono stati estrapolati dal sistema a circuito chiuso presente nel Pronto soccorso dell’ospedale di Vasto. La sinergia operativa con la Compagnia di Cerignola ha permesso di rintracciare in Puglia l’uomo del mezzo utilizzato: sottoposto a perquisizione, è stato trovato con banconote da 50 euro macchiate da inchiostro azzurro, verosimilmente provenienti da un altro colpo, con i documenti del complice ricoverato all’ospedale di Vasto e con una pistola semiautomatica. Nell’auto ritrovati anche guanti in stoffa e gomma e alcuni indumenti dell’amico ferito. La Fiat Panda bianca utilizzata per la fuga è stata trovata, il giorno dopo, ad Altino.

Alla luce di quanto raccolto dagli inquirenti, la procura della Repubblica di Chieti ha avanzato richiesta di custodia cautelare nei confronti di Carlo Grossi, 32 anni, e di Girolamo Rondella, 35 anni, entrambi di Stornara (Foggia) e di Sabri Yermani, 29 anni, di Orta Nova (Foggia). Sono indagati, in concorso tra loro, per fabbricazione e detenzione di materiale esplosivo e furto aggravato continuato. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Chieti ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per i tre indagati (Grossi in carcere e Rondella e Yermani ai domiciliari) riconoscendo “la necessità di fronteggiare una grave e attuale pericolosità sociale dei soggetti, i quali potrebbero anche ricostituire il gruppo armato” ed evidenziando anche “le allarmanti modalità” dell’organizzazione del colpo che devono essere state “necessariamente progettate da tutti i concorrenti”. In corso verifiche e approfondimenti per individuare possibili collegamenti con altri colpi effettuati recentemente nella provincia di Chieti.

I FATTI- Una potente deflagrazione, attorno alle 2,30, ha svegliato mezzo paese. Sul posto sono immediatamente giunti i carabinieri della compagnia di Lanciano che hanno recuperato a terra varie decine di migliaia di euro che i malviventi non sono riusciti a prendere. Lo scarso bottino che sono riusciti a prelevare ammonterebbe a poche centinaia di euro. Durante l’esplosione è rimasto ferito uno degli assalitori del bancomat, lasciato dai complici nei pressi dell’ospedale di Vasto.

La filiale è rimasta semidistrutta dalla deflagrazione innescata dalla tradizionale marmotta piena di esplosivo. Preziose le telecamere presenti in paese per identificare i malviventi che sono fuggiti verso Sud.

 

Barbara Orsini: