Famiglia nel bosco: reazioni e commenti alla decisione della Corte d’Appello

Famiglia nel bosco: si susseguono le reazioni alla decisione della Corte d’Appello di L’Aquila che ha rigettato il ricorso, ma riconosce i progressi fatti

Né nel casolare nel bosco di Palmoli né in quello, più confortevole, in prestito temporaneo. I bambini della famiglia nel bosco e la madre Catherine Birmingham restano nella struttura di Vasto.

Nella sentenza con cui ha rigettato il ricorso della famiglia nel bosco, la Corte d’Appello di L’Aquila ha confermato i presupposti per  la sospensione della genitorialità, ma ha riconosciuto i progressi concreti fatti dalla coppia.

La Corte ha dato atto di tutta una serie di progressi che sono stati fatti concretamente dai genitori, ritenendoli “apprezzabili”. Lo si apprende a proposito del provvedimento con il quale i giudici hanno respinto il reclamo proposto dagli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas. La decisione definitiva è comunque rimessa al Tribunale per i minorenni dell’Aquila.

Quanto ad un eventuale ricorso in Cassazione, Danila Solinas, una degli avvocati della famiglia, ha detto all’ANSA: “Non abbiamo ancora deciso”.

Intanto la scelta della Corte d’Appello di L’Aquila sta scatenando reazioni e polemiche.

L’imprenditore originario di Palmoli Armando Carusi, proprietario del casolare concesso in comodato d’uso gratuito, fa sapere che “Nathan era speranzoso”.

“Spero ancora che possa succedere qualcosa per Natale – aggiunge Carusi -. Mi sembra troppo altrimenti. Se non fosse stato per le festività, forse non si sarebbero create queste aspettative. Penso che ci sia ancora margine di decisione su come passare il Natale perché c’è il Tribunale dei minori dell’Aquila che potrebbe sciogliere le riserve”.

I politici di centrodestra affidano soprattutto ai social la loro indignazione: alle dure parole del vicepremier Salvini – “Per questi giudici una sola parola: VERGOGNA. I bambini non sono proprietà dello Stato” – si sono aggiunte, sulla stessa scia, quelle della ministra Roccella:

“E così, neanche per Natale i bambini della cosiddetta famiglia nel bosco potranno tornare a casa con mamma e papà” – ha detto la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella in un post su Facebook -. Di questa famiglia abbiamo letto tutto e di tutto, con un’intromissione di apparati dello Stato in scelte e stili di vita che ciascuno è libero di non condividere, ma
che ancora non si capisce cosa abbiano a che fare con una decisione, quella di separare i figli dai genitori, che dovrebbe
essere assunta solo in casi estremi e di fronte a pericoli vitali. Abbiamo letto sui giornali le valutazioni dei magistrati
e dei servizi sociali sulle potenziali conseguenze di abitudini e scelte educative, ma assai meno sembra che ci si preoccupi
delle conseguenze psicologiche che l’allontanamento dalla famiglia può produrre su bambini così piccoli, e che sono
destinate a durare. Non si tratta di contrapporre l’Eden del bosco al Moloch statale, ma di ribadire un concetto che troppo
spesso ormai sembra essere dimenticato: gli allontanamenti dei minori devono essere un’extrema ratio, dettata da rischi
gravissimi e immediati, non decisioni che, con tutto il rispetto, legittimano il sospetto che ci si trovi al tempo stesso di fronte a una deriva ideologica e a un arroccamento corporativo. Quando ci sono di mezzo i bambini – conclude la
ministra – non devono esistere né ideologie né corporazioni. Faremo tutto ciò che è possibile e che è necessario per cambiare questo sistema, nel supremo interesse dei minori”.

Anche per il deputato della Lega Rossano Sasso la decisione della Corte d’Appello dell’Aquila di rigettare il ricorso è “francamente ingiusta” e “un accanimento nei confronti di una coppia che ha dimostrato apertura e collaborazione”.

Sempre per la Lega si esprime, in Abruzzo, il coordinatore regionale Vincenzo D’Incecco, secondo il quale si tratta di una decisione “incomprensibile e inaccettabile”.

In casa Forza Italia si pronuncia Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, secondo la quale “errare è umano, perseverare è diabolico”. Riferendosi alla decisione dei giudici che impedisce ai bambini di tornare a casa per le festività, la Siracusano aggiunge: “Staccare i bambini dai propri genitori rappresenta il gesto più estremo e doloroso che si possa compiere. Farlo nel periodo di Natale, un momento simbolo di affetto e calore familiare, è ancor più
inaccettabile”.

Secondo Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, “ingiustizia è fatta: neppure a Natale i bambini della famiglia nel bosco potranno tornare a casa”. La Brambilla critica anche “la delega in bianco” concessa agli assistenti sociali e aggiunge: “Il giudice avrebbe dovuto vigilare”.

L’associazione Pro Vita e Famiglia ritiene la scelta dei giudici aquilani “uno scandalo” e “intollerabile” quello che definisce “strapotere dello Stato”.

Dice la sua anche il sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, che invoca la riforma legislativa dell’istituto dell’allontanamento dei minori dal nucleo familiare: “L’attuale assetto normativo, – afferma Marziale – così come viene interpretato e applicato nella prassi dei servizi deputati alla tutela dell’infanzia, presenta criticità evidenti che rischiano di incidere in maniera significativa sul diritto fondamentale del minore a crescere e svilupparsi all’interno del proprio contesto affettivo, relazionale e identitario”.

Sul fronte opposto si registra l’intervento di Elisabetta Piccolotti, di Alleanza Verdi e Sinistra:

“Gli avvocati della cosiddetta famiglia del bosco nel commentare la sentenza di oggi sono stati molto più saggi del Ministro Salvini e della Ministra Roccella, che continuano a fare gli sciacalli con l’unico scopo di preparare il terreno per il referendum sulla giustizia. Noi di AVS crediamo che il percorso di dialogo con la famiglia debba dare i giusti frutti, come sostengono anche gli avvocati: i bambini devono tornare a casa dai genitori, con la garanzia che non saranno negati loro il diritto all’istruzione e alla socialità che solo la scuola assicura davvero. Ai Ministri di questo governo invece – prosegue la deputata rossoverde dalla commissione Cultura alla Camera – non importa nulla del benessere e del futuro dei bambini. Ne è prova il fatto che il Ministro Valditara, nell’intento di non disturbare la campagna elettorale del suo capo, non abbia ancora inviato gli ispettori nella scuola paritaria che ha certificato l’assolvimento dell’obbligo scolastico per la bambina di 11 anni, nonostante pare che la bimba sappia a stento scrivere il proprio nome sotto dettatura. Il Ministro Valditara intende verificare cosa è accaduto come ho chiesto nella mia interrogazione o pensa che faccia parte della libertà educativa anche quella di certificare eventualmente il falso con il rischio che dei bambini restino analfabeti?”.

Marina Moretti: