Famiglia nel bosco, dai giudici dubbi sui certificati di istruzione

Nella sentenza con cui la Corte d’Appello dell’Aquila ha rigettato il ricorso dei legali della famiglia nel bosco si sollevano dubbi sui certificati di valutazione del grado di istruzione della figlia maggiore

In altre parole, la Corte conferma la possibilità di avvalersi dell’istruzione parentale, ma evidenzia la mancanza di alcuni documenti nella richiesta di ammissione agli esami di idoneità alla seconda e terza elementare.

“Ad ogni modo – scrivono i giudici -, anche a voler ritenere regolarmente osservato, dal punto di vista formale, il procedimento relativo al ricorso alla scuola parentale, va evidenziato come le valutazioni di idoneità” della figlia maggiore “contrastino in modo eclatante con le condizioni di istruzione verificate dopo l’inserimento in casa famiglia, ove è emerso che la bambina non sa leggere e scrivere, né in inglese né in italiano”.

I giudici inoltre sottolineano che “non emergono profili di macroscopica incongruenza del provvedimento oggetto del reclamo, rivelandosi la disposta misura necessaria a tutela dei minori, a fronte del fallimento dei tentativi  precedenza posti in essere, al fine di garantire la loro salute, offrire loro un ambiente accudente e verificare i percorsi di supporto in loro favore a fronte della mancanza di cure e della deprivazione della socialità subita sino ad allora”.

La Corte d’Appello auspica che Nathan Trevallion e Catherine Birmingham, i genitori dei tre bambini, cambino atteggiamento, abbattano “il muro di diffidenza” che hanno mostrato prima dell’ordinanza che ha disposto la sospensione della loro responsabilità genitoriale e il conseguente allontanamento dei figli.

I giudici d’appello tuttavia hanno rilevato “apprezzabili progressi” da parte della coppia anglo-australiana. Se saranno sufficienti per la revoca del provvedimento lo decideranno i giudici del Tribunale dei minorenni dell’Aquila che, un mese fa, hanno disposto l’allontanamento dei bimbi dalla casa nel bosco. Un riscontro potrebbe arrivare nei primi giorni della prossima settimana.

Nel provvedimento, che di fatto ha restituito la palla al tribunale dei minorenni dell’Aquila, vengono respinti i punti focali dei reclami dei legali della famiglia: dalla presunta “incomprensione” linguistica della coppia anglo-australiana, al mancato ascolto dei minori.

“I reclamanti – scrive la Corte – hanno un’adeguata conoscenza della lingua italiana, sicuramente sufficiente all’esercizio delle prerogative minime difensive in sede di audizione davanti al Tribunale dei minorenni, come pure sufficiente a interloquire, durante la prima fase del procedimento, con gli assistenti sociali e con gli altri operatori coinvolti nel tentativo di attuazione dell’intrapreso percorso di tutela dei minori”.

Quanto alle critiche dei ministri Salvini e Roccella, i giudici abruzzesi si difendono e definiscono “scomposto e offensivo” l’ennesimo attacco del governo.