Famiglia nel bosco: al di là della politica facciamoci delle domande

famiglia nel bosco

La coppia che dice no ad una casa green o ai lavori in quella attuale e ne rifiuta anche una vicina, quindi sempre nel bosco, è una buona coppia genitoriale?

Un padre e una madre che dicono No, sempre No e solo No ad ogni ragionevole e – si badi bene – gratuita proposta di accomodamento stanno davvero facendo il meglio per i loro figli?

In altre parole, se i bambini prima o poi vivranno nel mondo di oggi (volenti o nolenti è lì che si troveranno nel futuro prossimo della loro età adulta, fosse anche un mondo con il minimo dei confort moderni, che non significa cellulare, tv e videogiochi, ma solo acqua corrente e doccia al posto di pentolini e tinozze) è lecito che la coppia in questione si comporti come la famosa bambolina che diceva “no no no”? Forse è questa la risposta più difficile da dare al caso della famiglia nel bosco, un caso di cui si è appropriata sguaiatamente la politica, ma che in realtà attiene alla sfera etica di ciascuno di noi.

Non abbiamo molte occasioni di chiederci fino a dove lo Stato (o il Governo, che talvolta coincidono) possa arrivare nell’interferire con le nostre vite private. Non sempre ci chiediamo sino a che punto siamo liberi di scegliere cosa fare di noi, della nostra vita o della nostra morte, della nostra sessualità o della libertà di esprimerci sempre e comunque. Non lo facciamo perché in fondo  le nostre scelte le abbiamo già fatte, gli altri fanno le loro e sta bene così.

Tuttavia casi come questo dovrebbero ispirarci qualche interrogativo a cui potremmo rispondere  senza alzare bandiere e colori di questa o quella parte politica, ma avendo come unico faro il benessere dei tre bambini. In definitiva sono proprio loro, i piccoli, ad avere già subìto due volte le scelte altrui: lo stile di vita imposto dai genitori e il ribaltamento imposto dallo Stato.

E invece, ascoltando i commenti di questi giorni, pare di sentire Giorgio Gaber: “la famiglia nel bosco è di destra” e “il tribunale dei minori è di sinistra”. Peccato che poi, sconsolatamente, potremmo finire con il domandarci “Ma cos’è la destra e cosa la sinistra?”. Di certo nessuna delle due ha la soluzione in tasca, perché il caso è difficile. Così difficile che ieri il legale della famiglia nel bosco, Giovanni Angelucci, non se l’è sentita di combattere contro i mulini a vento rappresentati dai tanti NO di Nathan e Catherine e ha lasciato il ruolo con dignità.

Ovviamente, “andato” un avvocato se ne fa un altro, anzi due. Saranno loro, venerdì, a presentare il ricorso lasciato incompiuto dal predecessore. Un ricorso che forse avrebbe tratto maggior vigore da qualche piccolo, insignificante sì pronunciato alle millemila proposte piovute in capo alla coppia di ostinati neorurali, che oggi appaiono persino privilegiati di fronte a tanti altri. Così tante proposte, gratuite ed ecologiche, che nessuno di noi comuni mortali, alle prese con la pigione mensile e l’umidità sui muri, si sogna di ricevere nemmeno in un’altra vita.

Fin qui le considerazioni, poi c’è la cronaca, quello che è accaduto ieri e quello che accadrà oggi.

L’ormai ex legale della coppia, Giovanni Angelucci, ha alzato bandiera bianca di fronte all’ennesimo rifiuto di Nathan alle richieste fatte per sostenere il ricorso in appello contro l’ordinanza di allontanamento. L’avvocato ha ritenuto “doveroso e necessario rinunciare al mandato difensivo, non potendo in tutta coscienza e nel rispetto della deontologia professionale impostare una difesa monca e non aderente alla linea difensiva che io avevo indicato e concordato già da tempo con i miei assistiti”.

Secondo quanto riferito dal legale ieri Nathan si è reso indisponibile a effettuare un sopralluogo di un’abitazione nelle vicinanze del casolare della famiglia, messa a disposizione a titolo gratuito da un imprenditore nel campo della ristorazione di Ortona, per poi rifiutare di sottoscrivere il deposito al Genio Civile del progetto di ristrutturazione straordinaria dell’immobile, ritenuto troppo impattante; infine ha rifiutato la proposta di una ditta che voleva effettuare gratuitamente i
lavori al casolare, sito nel bosco di Palmoli, nel Vastese.

Il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, ha rilanciato nuovamente la proposta di ospitare la famiglia in una abitazione vicina al loro casolare dotata di tutti i comfort “perché ci sembra un’ottima soluzione per iniziare a rispondere a tutte le criticità evidenziate dal Tribunale dei minorenni”.

Ora ad occuparsi del ricorso, da presentare entro sabato 29 novembre, saranno gli avvocati Marco Femminella e Danila Solinas del foro di Chieti.
In attesa che tutti gli atti richiesti dal ministero della Giustizia – frutto di un procedimento di circa 13 mesi di indagini – giungano a destinazione, sia il Guardasigilli Nordio che la ministra Roccella hanno espresso perplessità sul provvedimento di allontanamento.

Tre le cose accadute oggi invece c’è da registrare la lettera-comunicato stampa in cui la famiglia Travillion praticamente smentisce tutto e tutti, dall’ex avvocato al sindaco, fino ai giornalisti.

Qui il testo integrale del comunicato firmato Nathan Travillion.