Egitto: dal 2023 in carcere, conferma in appello a 25 anni per il pescarese Passeri

Confermata la condanna a 25 anni di carcere in appello per Luigi Giacomo Passeri, il pescarese di 32 anni, arrestato in Egitto nell’agosto del 2023 mentre era in vacanza

L’accusa è quella di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. I fratelli, però, hanno sempre sostenuto che, in realtà, quando è stato fermato dalle forze dell’ordine, aveva con sé una quantità di marijuana, “limitata all’uso personale”. La famiglia è provata per le condizioni psicofisiche del giovane sul quale negli ultimi cinque mesi è piombato il silenzio.  Nelle lettere inviate, seppure con diverse difficoltà, a Marco Antonio, il fratello che abita a Roma, il racconto di violenze subite al momento dell’arresto e di costrizioni legate alla firma di documenti, il cui contenuto non poteva essere compreso da Giacomo, violenze però negate dalle autorità egiziane.

Il 32enne, dopo l’arresto, è stato operato per un’appendicite acuta e successivamente non avrebbe ricevuto le cure adeguate. Ora il giovane originario della Sierra Leone, ma a Pescara dal 1997, è stato trasferito in una cella con detenuti ritenuti meno pericolosi. L’ambasciata italiana in Egitto si sta occupando del caso Passeri e ha messo a disposizione un legale. A quanto si apprende, domenica prossima, in videoconferenza, ci sarà il colloquio tra i familiari, l’avvocato di Giacomo Passeri e i funzionari dell’ambasciata durante il quale i fratelli potranno avere ulteriori informazioni.

Sulla vicenda riceviamo e pubblichiamo una nota firmata da Claudio Mastrangelo, pescarese della Direzione Nazionale del Partito Democratico, e dal segretario regionale dei Giovani Democratici Saverio Gileno.

«Esprimiamo la più viva preoccupazione per la condanna a 25 anni, confermata oggi dai giudici egiziani, nei confronti del giovane cittadino italiano e nostro conterraneo abruzzese Luigi Giacomo Passeri.

Indipendente dal fatto che il nostro concittadino Passeri abbia commesso o meno il reato ascrittogli dalle autorità del Cairo, fatto sul quale pure nutriamo dei ragionevoli dubbi, 25 anni di reclusione per traffico di droga (reato punito in Italia con la reclusione da 2 a 6 anni) rappresentano una pena spropositata e inumana. Occorre ricordare inoltre che il trentaduenne pescarese ha più volte denunciato di aver subìto in questi due anni torture fisiche e psicologiche nelle carceri egiziane, attraverso lettere spedite ai suoi familiari, nella più totale latitanza delle autorità diplomatiche italiane.

In virtù di ciò invitiamo con la massima solerzia il Partito Democratico, la segretaria nazionale onorevole Elly Schlein, il responsabile esteri onorevole Giuseppe Provenzano e il tesoriere nazionale senatore Michele Fina, anch’egli abruzzese come Passeri, ad attivarsi presso la Farnesina, il Ministro Tajani e il Governo tutto affinché profondano ogni sforzo possibile per riportare in Italia questo nostro concittadino che si trova detenuto all’estero in condizioni disumane e contrarie alla nostra Costituzione e al comune buon senso internazionale.

Una grande Nazione come l’Italia non può lasciare solo nessun suo cittadino».