Donna ridotta in schiavitù nel Chietino, arrestata la titolare del bar

È stata arrestata oggi la titolare del bar di un paese del Chietino che avrebbe ridotto in schiavitù una donna che lavorava per lei

La donna lavorava, senza stipendio, fino a 18 ore al giorno nel bar del piccolo centro della provincia di Chieti.

Sorvegliata a vista da una telecamera, era costretta a dormire su un divano, in una cucina di fortuna del locale. A scoprire tutto sono stati i carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro.

La Procura distrettuale dell’Aquila contesta alla titolare del bar il reato di riduzione e mantenimento in schiavitù. Il rapporto di lavoro secondo l’accusa era stato trasformato in una condizione analoga alla schiavitù, approfittando della vulnerabilità psicologica e della vittima.

La titolare del bar, intervistata poco prima dell’arresto da “La vita in diretta”, si sarebbe giustificata affermando di non sapere che ospitare qualcuno fosse reato. “L’ho aiutata perché non ha nessuno – ha detto – non mi sono resa conto che fosse un reato”.

La donna, una 27enne, era in stato di “inferiorità psichica”, in condizione di fragilità aggravata da un’ “assenza di alternative esistenziali validamente percorribili”.

Sorvegliata h24 da una telecamera, era senza contratto di assunzione e senza stipendio, perché  risultava amministratore della ditta.
La donna arrestata è una donna di 43 anni, titolare dell’attività commerciale. Avrebbe costruito un sistema di sfruttamento assoluto, metodico, finalizzato a trasformare un rapporto di lavoro in una “condizione analoga alla schiavitù”. L’articolo 600 del codice penale evocato dagli inquirenti punisce chi approfitta di una situazione di necessità o di inferiorità per imporre prestazioni lavorative in condizioni di sfruttamento assoluto, tali da compromettere la capacità stessa di autodeterminarsi.

Marina Moretti: