D’Alfonso sulla “parentopoli” pescarese: “Servono regole certe nelle procedure”

Nuovo capitolo sulla polemica relativa ai concorsi al Comune di Pescara con il coinvolgimento di parenti e congiunti di amministratori pubblici. A suggerire un percorso per evitare anomalie il deputato del Pd ed ex sindaco di Pescara Luciano D’Alfonso.

Non nega di aver fatto parte di quella fase del Novecento dove l’Amministrazione della cosa pubblica passava, anche, attraverso il tentativo di collocare parenti e amici in posti di prestigio, ma per quel che è accaduto al Comune di Pescara, con parenti di attuali amministratori, in graduatoria in concorsi pubblici, il deputato del Pd Luciano D’Alfonso, pur non manifestando particolare scandalo, da la sua chiave di lettura proponendo anche qualche suggerimento e partendo da tre evidenti anomalie: un certo, come lo definisce lui, pattinaggio nello slittamento delle graduatorie; il famoso concorso del 2023, quando si attinse, per un importante ruolo dirigenziale, ad una lista di bocciati, più che di idonei e poi cita un caso specifico, un professionista che, con dubbia generosità, rinuncia a un ruolo di alto livello, per scegliere un ruolo inferiore:

“Ciò che serve è affidarsi a regole certe per garantire evidenza nelle procedure – spiega poi D’Alfonso – ricordando che con la Riforma Zangrillo saranno gli stessi dirigenti a scegliere, per il 50%, non in base ai concorsi, ma a qualifiche esperienziali di livello. Ecco, come diceva il grande intellettuale abruzzese Augusto Pierantoni, scagionato da un’accusa per aver ottenuto una cattedra di Diritto Internazionale a Roma, grazie alle influenze di suo suocero, rammaricandosi per quel venticello che avrebbe messo per sempre in discussione il suo merito, pensiamoci prima per evitare di sbagliare dopo.”

Luca Pompei: