D’Alfonso: “Comune di Chieti, Corte dei Conti e la pratica del doppiopesismo”

Il deputato del PD, Luciano D’Alfonso, parla della vicenda del Comune di Chieti e della Corte dei Conti. Di seguito la nota

“Tutti gli atti pubblici, compresi quelli della magistratura contabile, hanno sempre bisogno di una doppia lettura per essere correttamente compresi e interpretati. Nel caso del Comune di Chieti, le carte prodotte dalla Corte dei Conti d’Abruzzo, con il ridondante elenco delle 9 presunte criticità, meritano non solo la lettura plurale, ma anche un esercizio di memoria e di capacità logico-deduttiva.

Come fa un’amministrazione comunale a vedersi comminare una reprimenda per ‘criticità causate dalla grave carenza di personale’, con tanto di ultimatum al 15 gennaio, quando la Commissione per la Stabilità Finanziaria degli Enti Locali (COSFEL) ha autorizzato solo 18 giorni fa quell’amministrazione ad avviare le procedure per il reclutamento del nuovo personale? E il COSFEL è un organismo del Ministero dell’Interno italiano che controlla e approva le assunzioni di personale e i piani di riequilibrio finanziario per Comuni, Province e altri enti locali in difficoltà economica, producendo atti ai quali la Corte dei Conti ha pieno accesso oltre che potere di interoperabilità, dunque ha assoluta consapevolezza delle attività in corso

La legenda di 9 punti da correggere si riassumono in un’unica eccezione: al Comune di Chieti c’è un personale numericamente insufficiente per fronteggiare l’immane lavoro che la pubblica amministrazione è chiamata a svolgere per garantire servizi a 50mila cittadini residenti, 100mila utenti che ogni giorno si riversano sulla città. Non è una notizia, lo sapeva anche il sindaco Ferrara che quando ha ereditato sulle proprie spalle la gestione del territorio conosceva le colpevolmente deficitarie condizioni di cassa lasciate da chi lo aveva preceduto. Eppure non si è tirato indietro, ha lavorato, sta affrontando con grande senso di responsabilità le emergenze di un dissesto che sta risanando. Ma un Comune che ha un processo di risanamento in itinere non può assumere personale, mentre chi ha terminato il proprio ciclo produttivo per la meritata quiescenza comunque ha continuato a uscire dagli uffici.”