Vasto: sgomberate le case Ater di Punta Penna, saranno abbattute e ricostruite

Sono iniziate alle ore 8 di questa mattina gli ultimi sgomberi, delle famiglie assegnatarie, dalle  case Ater di Punta Penna a Vasto. I due blocchi pericolanti, come è noto, sono da abbattere e ricostruire

Lo scenario, suggestivo, è quello di Punta Penna, alle porte di Vasto, la pioggia ed il vento forte ospiti indesiderati per quello che doveva essere un appuntamento atteso da almeno cinque anni: tra le palazzine Ater di Via Pennaluce, ce n’è una, ai civici 15 e 17, che da tempo ha mostrato segni di pericolosa instabilità. A nulla sono serviti diversi interventi tampone, molto più ragionevole trovare una nuova collocazione per gli occupanti dei 16 alloggi, alcuni anche proprietari, che questa mattina sono stati sgomberati. Nonostante le condizioni meteo avverse, le operazioni, coordinate dall’Ater, con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale, le ditte di trasloco incaricate, Protezione Civile, Vigili del Fuoco, Polizia Locale, Carabinieri e Polizia, sono state svolte senza particolari problemi. Su questo molto ha influito lo spirito di collaborazione degli stessi residenti che, avvisati per tempo, si sono organizzati per l’occasione. Tra i 16 alloggi anche un paio occupati abusivamente e liberati già nei giorni scorsi:

“Siamo finalmente riusciti a risolvere una questione che durava da anni – spiega Giuseppe D’Alessandro Direttore Generale Ater di Chieti – tutte le famiglie sono state ricollocate ed abbiamo avviato una progettualità su questo patrimonio vetusto e problematico che speriamo di riqualificare anche grazie al Superbonus 110. Continuiamo con il lavoro di monitoraggio su tutto il territorio provinciale per assicurare che ci sia il diritto all’abitare coniugato alla sicurezza.”

“Abbiamo cercato, in collaborazione con l’Ater, di individuare le migliori soluzioni abitative per le famiglie che hanno dovuto, per ragioni di sicurezza, abbandonare questi alloggi – ci dice l’assessore comunale Paola Cianci – E’ evidente che, per molti di loro, c’è stato un disagio soprattutto di natura affettiva, visto che questo era il loro quartiere e qui hanno vissuto per decenni, ma le criticità statiche dello stabile ponevano grossi rischi alla loro incolumità e non potevamo che agire in questo modo.”