Pescara: Mario Miscia compie 106 anni, il sindaco gli dona una pergamena

Circondato dall’affetto dei suoi familiari Mario Miscia, una vita trascorsa ad insegnare agli scolari delle scuole elementari, compie oggi 106 anni. Il sindaco Carlo Masci lo omaggia con una pergamena dell’amministrazione comunale

Compie oggi 106 anni Mario Miscia, pescarese, terzo di sei fratelli, una vita trascorsa ad insegnare agli scolari delle elementari di Corvara, Villa Badessa e Villa Fabio. “Auguri papà mio maestro di vita!” Questo l’augurio di Roberta, una delle due figlie, l’altra è Patrizia che descrive il padre come “un archivio vivente di memorie, un uomo di pace, maestro attento e padre di famiglia simpatico e buono”.

Nato a Pescara il 17 marzo del 1917 in Corso Manthonè, da ragazzino accoglieva festante il ritorno di Gabriele D’Annunzio al porto canale di Pescara con l’idrovolante. Poi, in gioventù, ha partecipato alla seconda guerra mondiale ed è stato inviato come ufficiale dell’esercito a Lero, in Grecia, dove è stato fatto prigioniero per poi essere destinato in Olanda e quindi deportato in Polonia e in Germania, in due campi di concentramento.. È stato liberato dagli inglesi nel 1945 e successivamente insignito della Croce di guerra per merito, ottenendo il riconoscimento di partigiano. Nel 1950 ha sposato Laura, e dalla loro unione sono nate Roberta e Patrizia.

“Auguri papà, mio “maestro” di vita! La vita è un elisir di giovinezza perenne che va assaporato a piccoli sorsi. E tu ce lo dimostri con una leggerezza che vince la sfida del tempo. Possano la tua tenerezza e la tua purezza contagiare il mondo intero! Grazie papà e auguri per i tuoi 106 anni di amore donato a tutti quelli che hanno condiviso con te la bellezza del cammino della vita!” Questo l’augurio speciale di Roberta che ricorda come profetica è stata la poesia che il papà ha composto nel lontano 2008 per augurarti ancora buona vita.

“LA FIAMM’ È BELLE”
di Mario Miscia

“La fiamm’ è belle”, diceve lu Vate nostre
quande vedeve arde’, a lu camine, lu ceppe sott’a lu paiole.
Li fiammelle cchiù belle so’ quille di chille canniline
ch’ arde’ su la torte ‘nzuccarate di cose bbone,
che tra cande d’augurie e scluccate di mane
aspette ‘mpaziente
lu soffie vincende di Marie.
Anne dope anne, li fiammelle saranne cuscì affullate
da furma’ nu vere fucarone,
surgende di luce e di calore!